Candidata per il partito di Nicola Zingaretti al sud, è arrivata in Italia a 11 anni. A Sanità informazione annuncia il suo impegno anche nel settore della salute: «Cittadini del sud hanno diritto ad una sanità di altà qualità, basta viaggi della speranza al nord»
La sua è una storia particolare. Quella di una bambina arrivata dall’Albania in Italia ad 11 anni per ricongiungersi con la madre. E che ora, da cittadina italiana e dopo essere stata anche console presso l’ambasciata albanese a Roma, tenta l’approdo al Parlamento europeo nelle fila del Partito Democratico, candidata nella circoscrizione sud. Geri Ballo, 34 anni, da anni è impegnata tra le minoranze etniche nelle comunità Arbëreshe dell’Italia meridionale, interi paesi abitati dai discendenti degli albanesi che dopo la conquista turca dei Balcani, tra il XV e il XVIII secolo, si sono stabiliti nell’Italia meridionale per sfuggire alla dominazione ottomana. Anche per il suo attivismo sui temi dell’integrazione, qualcuno l’ha ribattezzata “l’anti Salvini”. A Sanità Informazione Ballo annuncia il suo impegno anche sui temi della sanità, sempre più centrali nel dibattito europeo e sempre più importanti per le regioni del sud, dove troppo persone sono ancora costrette a trasferirsi al nord per vedere garantito il diritto alla salute sancito dalla Costituzione. «È fondamentale avere medici formati. Noi siamo per la formazione continua in tutti i campi e ancor di più in quello sanitario, in quello dei medici perché ne va della salute di tutti noi – sottolinea Ballo – L’Europa non può lasciare un tema fondamentale come la sanità agli Stati nazionali: tutti devono avere un accesso a una sanità di alta qualità».
Lei è candidata alle Europee nella circoscrizione Sud per il Pd. Quali sono i motivi della sua candidatura?
«Ho scelto di candidarmi perché porto una esperienza di vita, professionale. Ho lavorato molti anni al sud, ho fatto progetti con i giovani, di sviluppo, progetti per territori dove la mancanza di possibilità sono un grande problema. Naturalmente porto anche la mia esperienza di italo-albanese. Sono nata in Albania e cresciuta in Italia e passo dopo passo sono diventata cittadina di questo paese per cui sento fortissimamente la responsabilità di essere cittadina italiana e cittadina europea. L’Europa di oggi è una realtà che è stata costruita lungo i decenni da persone che hanno avuto sogni, visioni e hanno lavorato con sacrifici e dedizione. E oggi siamo in un momento spartiacque, in cui tutti noi dobbiamo essere chiamati a prendere in carico il destino dell’Europa».
Una delle comunità che sarà chiamata a rappresentare è quella degli Arbereshe, cioè degli albanesi d’Italia. Sente la responsabilità di questa rappresentanza?
«Sento la responsabilità e sento il grande valore di questa rappresentanza. Ho lavorato con le comunità Arbëreshe, ho lavorato con gli italo-albanese, con le diaspore, con i nuovi italiani per i progetti di inclusione, progetti in cui i diritti fossero al primo posto e per questo mi riconosco nel progetto del Partito democratico per l’Europa perché mette al centro la persona, i diritti, l’inclusione».
A proposito di diritti, la sanità è un tema che sta entrando sempre di più nel dibattito europeo. Uno dei temi è quello della formazione, i pazienti sempre di più vogliono medici formati. Cosa si sente di dire su questo?
«È fondamentale avere medici formati. Noi siamo per la formazione continua in tutti i campi e ancor di più in quello sanitario, in quello dei medici perché ne va della salute di tutti noi. È sicuramente un tema europeo. Perché è un tema che tocca i diritti sociali, tocca la possibilità di avere una sanità eccellente anche nei territori più svantaggiati dell’Europa. Senza una formazione continua questo non si può avere. È un tema fondamentale perla Ue. L’Europa non può lasciare un tema fondamentale come la sanità agli Stati nazionali, soprattutto per le regioni più svantaggiate economicamente. Tutti devono avere un accesso a una sanità di alta qualità».
Sappiamo che nelle regioni del sud tanti cittadini sono costretti ad andare al nord o addirittura all’estero per curarsi. È un problema molto sentito…
«È una cosa che non deve accadere. Vedo e mi confronti su questi temi tutti i giorni. Sono tutti molto insoddisfatti di questa situazione. Non può essere così».