Pietro Bartolo è stato il quinto candidato più votato in tutta Italia alle ultime elezioni per il Parlamento europeo: «Vorrei che il ‘mio’ mare smetta di essere un cimitero e rivendico il mio impegno con Sanità di Frontiera per formare i camici bianchi ad assistere i migranti”
Oltre 200mila preferenze, 135mila nella circoscrizione Isole, 85mila nella circoscrizione Centro, quinto in assoluto. È stato un plebiscito il voto delle Europee per Pietro Bartolo, il medico di Lampedusa eletto a Bruxelles come indipendente nelle fila del Partito democratico. Bartolo, 63 anni, da 31 anni presta servizio nell’isola, con il compito di fare le prime visite ai migranti salvati. Sicuramente il suo impegno in prima fila sui migranti è stato il cavallo di battaglia della sua campagna elettorale. Ora lo attende l’impegno da eurodeputato, anche se ai microfoni di Sanità Informazione, a margine di una conferenza stampa alla Camera, il suo pensiero è fisso sul Mar Mediterraneo e sui migranti che continuano ad arrivare: «Devo dirle che sono un po’ dispiaciuto di non essere là. Sapere che queste persone sono ancora nel Mediterraneo e rischiano la vita mi sembra fuori dall’immaginazione, mi sembra di essere in un mondo virtuale in cui ci sono delle persone che continuano a pensare che le vite umane non contano nulla», afferma, non senza vena polemica, rivolto a chi invece sostiene la politica dei porti chiusi. Bartolo ricorda poi l’importanza della formazione dei camici bianchi nell’affrontare situazioni come quella di Lampedusa. Lui stesso con la onlus Sanità di Frontiera ha formato decine di medici: «Abbiamo formato tanti medici per poter affrontare le varie situazioni che si presentano, a volte sono critiche, ma mi auguro che tutto questo possa finire non oggi ma ieri. A volte sento dire che le Ong se ne devono andare, che le navi militare se ne devono andare. Io dico grazie a tutte queste associazioni perché hanno salvato migliaia di persone, migliaia e migliaia, hanno colmato un vuoto che ha lasciato l’Italia e soprattutto l’Europa». Bartolo è stato in prima fila nei soccorsi ai sopravvissuti della strage del 3 ottobre 2013, quando a mezzo miglio dalla terraferma morirono 368 persone, pronto sempre a intervenire e a far sentire la sua voce durante le emergenze.
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Onorevole, lei ha avuto un grandissimo successo personale, quinto più votato in Italia sia nella circoscrizione Centro che nella circoscrizione Isole. È soddisfatto?
«Molto soddisfatto. Grazie a tutti quelli che hanno creduto in me e che mi hanno sostenuto. Mi hanno votato in modo trasversale non solo il mio partito che è Demos, Democrazia solidale, ma anche il Pd e tutti gli altri partiti di sinistra, oltre che le associazioni e i medici che hanno creduto in me. Cercherò di dare le risposte che devo dare, questo sarà un mio impegno. È stata una campagna faticosa, avendo due collegi. Ho avuto sostegno e vicinanza di moltissime persone soprattutto della società civile. Cercherò di portare il mio lavoro anche in Europa, cercherò di lavorare e di essere vicino a tutti. Sono trent’anni che mi occupo di immigrazione, anche questa notte (il 30 maggio, ndr) mi hanno chiamato perché sono arrivati dei migranti e ho saputo che c’è un gommone con 80-90 persone a bordo, con una bambina morta, e mi sembra quasi inverosimile che nessuno vada a recuperarli e a salvarli. Oggi sono qua alla Camera ma devo dirle che sono un po’ dispiaciuto di non essere là. Sapere che queste persone sono ancora nel Mediterraneo e rischiano la vita mi sembra fuori dall’immaginazione, mi sembra che sia un mondo virtuale in cui ci sono delle persone che continuano a pensare che le vite umane non contano nulla».
Un altro suo impegno è stato quello del formare i medici con Sanità di frontiere a gestire la salute dei migranti. È un impegno che va continuato?
«Certamente. Il fenomeno dell’immigrazione non finisce qua. Non possiamo più parlare di emergenza sbarchi. Ancora ci sono gli sbarchi, è un fatto strutturale. È necessario formare attraverso Sanità di frontiera e tutte quelle associazioni che si occupano di questo. Io ho dato un contributo perché tutto questo potesse avvenire. Abbiamo formato tanti medici per poter affrontare le varie situazioni che si presentano, a volte sono critiche, ma mi auguro che tutto questo possa finire non oggi ma ieri. A volte sento dire che le Ong se ne devono andare, che le navi militare se ne devono andare. Dico grazie a tutte queste associazioni perché hanno salvato migliaia di persone, migliaia e migliaia, hanno colmato un vuoto che ha lasciato l’Italia ma soprattutto l’Europa. Poi ci rifletto e dico è vero: hanno ragione. Se ne devono andare le Ong, le navi militari, se ne deve andare anche Pietro Bartolo i medici che fanno il lavoro di Pietro Bartolo perché non ci deve essere più bisogno di queste cose, queste persone devono arrivare attraverso altri canali, attraverso i corridoi umanitari, attraverso i canali regolari, non devono metterci neanche un piede nel Mediterraneo. Io lo conosco bene quel mare, io ho fatto il marinaio. Quel mare che è bellissimo, in modo particolare quello di Lampedusa, è un mare crudele che non perdona che si è portato via già 40mila vite e io non voglio che il ‘mio’ mare continui ad essere un cimitero ma deve diventare un mare di vita com’era ma soprattutto un ponte non un muro».