Sanità 2 Agosto 2023 15:11

Fondazione Consulcesi con Save the Children in Albania per contrastare la povertà educativa

L’Albania si conferma il Paese più povero dei Balcani. Secondo gli ultimi dati Eurostat 2022, il numero di cittadini albanesi che presentano domande di asilo negli Stati membri dell’UE è aumentato in modo significativo nell’estate del 2021, richiedendo ancora quindi “sforzi continui e prolungati”.

Fondazione Consulcesi con Save the Children in Albania per contrastare la povertà educativa

L’Albania si conferma il Paese più povero dei Balcani. Secondo gli ultimi dati Eurostat 2022, il numero di cittadini albanesi che presentano domande di asilo negli Stati membri dell’UE è aumentato in modo significativo nell’estate del 2021, richiedendo ancora quindi “sforzi continui e prolungati”.

Alla ricerca di una vita migliore, il popolo albanese continua a registrare tra i più alti flussi migratori verso l’Europa, tanto che ha quella che è considerata la terza diaspora più grande del mondo, dopo Bosnia-Erzegovina e Guyana. In Italia, secondo il recente rapporto sulle comunità migranti 2022 pubblicato dal Ministero del Lavoro, i cittadini di origine albanese regolarmente soggiornanti in Italia sono poco meno di 400mila, confermandosi il gruppo più numeroso di stranieri residenti nel Paese, secondi solo a quelli di cittadinanza romena.

Era l’estate del 1991 quando nel giro di un paio di notti circa 30mila persone provenienti dall’Albania sbarcarono in Italia. In un Paese impreparato ad accogliere una migrazione di tale portata, la prima crisi umanitaria post bellica, l’integrazione non fu semplice. Ieri come oggi, molti gridarono “all’invasione” e reagirono con scetticismo, mentre molti altri scesero in campo per fornire aiuti alimentari, medicinali e vestiario.

Oggi, «i cittadini albanesi rappresentano da anni una delle principali comunità straniere del nostro Paese e la loro presenza è tra le più consolidate tra le collettività non comunitarie», scrive il Ministero del Lavoro nel report.

Se per molti albanesi l’Italia è ormai casa, così l’Albania lo è per Consulcesi che a Tirana vede una delle sue sedi, e dove ha deciso di sostenere un progetto implementato da Save the Children e volto a contrastare la povertà educativa tra i minori più vulnerabili.

«La povertà economica è strettamente legata a quella educativa, in un circolo vizioso dove queste due si alimentano a vicenda. Dunque, non si può pensare di contrastare la prima senza occuparsi della seconda», spiega Silvia Superbi, consulente per lo sviluppo e il fundraising di Enti del Terzo Settore nonchè Direttrice di Fondazione Consulcesi, l’ala del Gruppo Consulcesi dedicata al sostegno all’infanzia e al diritto alla salute.

Come racconta ancora la Direttrice della Fondazione, «quando si parla di povertà educativa non si fa riferimento meramente alla lesione del diritto allo studio, bensì al più complesso e ancora troppo spesso sottostimato diritto ad apprendere, sperimentare e svilupparsi individualmente e di liberare le proprie potenzialità, talenti e desideri».

Questa, strettamente legata ai problemi socioeconomici, è altresì influenzata dalle capacità di genitori ed educatori di orientare e sostenere i bambini verso lo sviluppo, come anche dagli spazi che i giovani trovano nella scuola e fuori di essa dove poter identificare e sviluppare le loro aspirazioni. «Queste mancanze – spiega ancora la Superbi – andranno a gravare ulteriormente sulla capacità di sviluppare competenze cognitive, autostima, fiducia in se stessi, motivazione, comunicazione, cooperazione».

In questo contesto, il progetto ‘Contrasto alla povertà materiale ed educativa per minori 6/14 anni in condizioni di vulnerabilità a Tirana, Albania’ implementato da Save the Children Albania, in partenariato con il Comune di Tirana, grazie al sostegno economico di Fondazione Consulcesi, Otto per Mille Chiesa Valdese e Save the Children Italia, ha l’obiettivo di rafforzare le reti territoriali per rendere più efficace il sistema di servizi socioeducativi offerti ai minori a partire da quelli più vulnerabili, «attraverso interventi integrati, sostenibili e replicabili».

«Anche questo progetto, come gli altri portati avanti e sostenuti da Fondazione Consulcesi, dall’Italia all’Africa, intende avere un impatto sociale duraturo nel tempo, lontano da interventi “spot” e definiti come ‘progettifici’», aggiunge la Direttrice di Fondazione Consulcesi.

Così, le azioni di prevenzione e contrasto alla povertà educativa, avviate a marzo e in pieno svolgimento, hanno lo scopo di rafforzare il ruolo dei Centri Comunitari potenziando il loro sostegno alla crescita di bambini e adolescenti come anche il sostegno alle loro famiglie.

In particolare, il progetto si concentra su quattro centri sociali presenti nel Comune di Tirana e nel sostegno a questi su quattro livelli di intervento specifici: il supporto alla strutture, favorendo lo sviluppo di sinergie e di un lavoro coordinato e multisettoriale tra i diversi servizi presenti sul territorio; il sostegno alla genitorialità attraverso il rafforzamento della relazione genitori/educatori – bambini, l’implementazione di attività per bambini e adolescenti che spaziano dall’attività sportiva alla alfabetizzazione digitale e all’educazione non formale, contrasto e prevenzione del fenomeno dei neet in termini di protagonismo giovanile, orientamento scolastico efficace, conoscenza del territorio e delle opportunità che offre.

I centri scelti, quindi le attività svolte e sostenute, sono rivolte in particolar modo a bambini e famiglie provenienti da contesti di vulnerabilità: dal disagio economico a quello sociale, fino a minoranze etniche e disabilità.

«Tra tutte le forme di povertà, quella educativa proprio perché colpisce in primis bambini e ragazzi è certamente la più ingiusta. Questi, non solo fin da subito vivono le conseguenze di ‘colpe’ non loro ma rischiano di subirne gli effetti per tutta la loro vita, continuando a trasferire questo grave svantaggio di generazione in generazione, compromettendo così il progresso economico e sociale dell’intero Paese», conclude Silvia Superbi.

«Ma non è una condizione irreversibile e molto si può e si deve fare per cambiare la Storia e permettere alle nuove generazioni di scrivere la propria e quella del loro Paese», aggiunge infine Simone Colombati, Presidente di Fondazione Consulcesi.

 

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