Sostenuto da 28 degli Stati membri dell’Organizzazione mondiale della sanità, Ghebreyesus è l’unico candidato per il mandato 2022-27 alla direzione dell’OMS
L’attuale direttore generale dell’Organizzazione mondiale della Sanità, Tedros Adhanom Ghebreyesus, è l’unico candidato per la guida dell’OMS anche per il nuovo mandato 2022-2027. Il prossimo 25 gennaio il comitato esecutivo dovrebbe nominarlo pro forma per la rielezione a maggio. La sua rielezione “scontata” premia la leadership dimostrata negli anni di pandemia da Covid-19 e si punta probabilmente a mantenere una coerenza.
Nel 2017 Ghebreyesus vinse le elezioni contro altri cinque candidati, divenendo il primo africano a guidare l’OMS. Da allora ha inaugurato la prima divisione scientifica e creato un programma per rispondere a epidemie di malattie infettive ed altre emergenze sanitarie. Riforme che hanno dovuto affrontare subito dopo un’epidemia di Ebola nel 2018 e poi quella di Covid nel 2020.
Non è comunque la prima volta che un dg OMS si candida per un secondo mandato senza trovare opposizione. Normalmente gli stati membri dell’OMS propongono i propri candidati nell’anno precedente all’elezione. Nel 2022 sono 28 gli Stati favorevoli al prosieguo del suo mandato. Una curiosità è che il suo paese, l’Etiopia, non lo ha nominato. Forse per le posizioni forti prese dal leader contro il conflitto tra governo etiope e Tigray, regione settentrionale del paese da cui lui proviene. In 160 non hanno nominato nessuno, comprese Cina e Stati Uniti. Il che potrebbe corrispondere, secondo i ricercatori della rivista Nature, a una tacita approvazione del candidato unico. «In generale, non si vuole mai cambiare leadership durante una guerra» ha detto Amanda Glassman, vicepresidente esecutivo del Center for Global Development di Washington DC.
Ghebreyesus ha saputo conquistarsi l’ammirazione di molti nella comunità sanitaria globale. Battendosi sempre strenuamente per un approccio equo alla distribuzione dei vaccini, specie nei luoghi del mondo in cui non era possibile produrli. Lo ha fatto convincendo 194 stati membri dell’OMS ad andare avanti per realizzare un accordo sulla prossima risposta alle future epidemie.
La vera sfida era superare il disappunto di quei ricercatori che lo hanno accusato di aver rilasciato troppo in ritardo l’avvertimento pubblico dell’OMS sulla gravità e pericolosità del nuovo coronavirus. Altri invece hanno rivolto critiche all’Organizzazione per non essere stata abbastanza dura con la Cina, che ha segnalato con molto ritardo e poca attenzione i primi casi di Covid-19, nonché ha collaborato molto poco alle indagini sull’origine. Questo atteggiamento aveva addirittura portato l’ex presidente USA Donald Trump a uscire dall’OMS. Salvo poi il ritorno per gli Stati Uniti con il presidente Joe Biden.
Tuttavia, la mancanza di nomi sfidanti da parte delle due potenze mondiali fa sospettare che di fondo i leader abbiano compreso le difficoltà vissute dall’OMS in questi mesi, sia nelle critiche che nel farsi ascoltare dagli altri Stati. L’appello più ignorato è stato proprio quello, reiterato ad ogni conferenza, di Ghebreyesus per l’abolizione dei brevetti sui vaccini e la condivisione a tutti i Paesi più bisognosi, ritardando i booster finché almeno tutti gli operatori sanitari del mondo avessero ricevuto una dose.
Ghebreyesus resta comunque il primo candidato nella storia dell’OMS ad essere stato nominato da oltre 25 paesi, anche l’OMS ora più che mai chiede una leadership stabile.
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