Me ne vado dall’Italia». Con questa frase i cosiddetti “cervelli in fuga” (soprattutto ricercatori, accademici e giovani medici), decidono di assecondare il desiderio di vivere in un Paese in cui merito e competenze sono valorizzati, a scapito di raccomandazioni e burocrazia. Un fenomeno purtroppo in aumento, perché l’offerta altrove è spesso più allettante: migliori condizioni di lavoro e stipendi più alti. E sono proprio questi paesi, Gran Bretagna in primis, a riconoscere e a sfruttare al meglio le giovani risorse del Belpaese. E’ il caso ad esempio di Pierluigi Vergara, il più giovane primario neurochirurgo in UK, Consultant all’Addenbrooke’s Hospital di Cambridge: «Se fossi rimasto a Napoli, sarei ancora ad iniziare. Ora ho 35 anni ed eseguo 200 interventi all’anno, ho liste operatorie indipendenti, ambulatori e specializzandi da gestire che comportano grandi responsabilità. In più, mi piace il clima di fiducia che caratterizza il rapporto medico-paziente, priva di quella Spada di Damocle di denunce contro i medici con la quale i miei colleghi in Italia sono costretti a convivere».
Come lui, Simone Speggiorin, il più giovane cardiochirurgo pediatrico della Gran Bretagna che lavora al Glenfield Hospital di Leicester ed è un chirurgo “strutturato” (ossia ha una sua sala operatoria, i suoi pazienti, un’equipe che lo supporta) che gode di fama internazionale. «Non sono un eroe, sono uno dei tanti che se n’è andato perché il nostro non è un Paese per giovani» racconta Speggiorin. «Tra i miei amici c’è Paolo De Coppi, lo scienziato di 41 anni che ha scoperto le cellule staminali nel liquido amniotico, e anche lui lavora a Londra». E’ italiano anche Massimo Rivolo, infermiere emigrato in Gran Bretagna, che oggi lavora presso la clinica “Healogics” nel ruolo di Tissue Viability Nurse Consultant. Il dottor Rivolo è stato recentemente premiato con il JWC award – nella categoria Wound Assessment and Diagnostic -, riconoscimento internazionale per le eccellenze del mondo sanitario che si sono distinte nel campo della cura delle ferite. Primo italiano a risultare tra i vincitori, Massimo Rivolo dedica il prestigioso e ambito premio all’Italia, il Paese che non ha saputo valorizzare e trattenere le sue eccellenze.