L’evento è organizzato dall’Italia insieme alla Commissione dell’Unione europea ed è presieduto sia dal Presidente del Consiglio italiano che dalla Presidente della Commissione Ursula Von der Leyen
«Dopo un anno e mezzo, stiamo iniziando a vedere la fine di questa tragedia. Per la prima volta, la normalità si avvicina». Così il premier Mario Draghi, intervenendo al Global Health Summit. L’evento è organizzato dall’Italia insieme alla Commissione dell’Unione europea ed è presieduto sia dal Presidente del Consiglio italiano che dalla Presidente della Commissione Ursula Von der Leyen. Presenti i leader del G20 e alcuni relatori esterni.
«Dobbiamo assicurarci che i vaccini siano più disponibili per i Paesi più poveri – ha spiegato Draghi –. È essenziale consentire la libera circolazione di materie prime e vaccini oltre i confini. L’Ue ha esportato circa 200 milioni di dosi di vaccini Covid-19 in 90 Paesi, quasi la metà della sua produzione totale. Tutti gli Stati devono fare lo stesso. Dobbiamo revocare i divieti generalizzati di esportazione, soprattutto nei Paesi più poveri». E proprio al fine di aiutare i Paesi a basso reddito, compresa l’Africa, Draghi spiega che «probabilmente avremo bisogno di più cicli di vaccinazione in futuro, e aumentare la produzione è essenziale. Una proposta è quella di introdurre una sospensione dei brevetti sui vaccini Covid-19. L’Italia è aperta a questa idea, in modo mirato, limitato nel tempo e che non metta a repentaglio l’incentivo ad innovare per le aziende farmaceutiche». Tuttavia, questa proposta «non garantisce – osserva il Presidente del Consiglio – che i Paesi a basso reddito siano effettivamente in grado di produrre i propri vaccini. Dobbiamo sostenerli finanziariamente e con competenze specializzate. L’Italia accoglie con favore l’iniziativa della Commissione europea volta a produrre vaccini e prodotti sanitari nei Paesi a basso e medio reddito. Vogliamo coinvolgere le nostre aziende farmaceutiche e i nostri centri di ricerca per sostenere la produzione, in particolare in Africa. E lo faremo insieme ad altri paesi partner, tra cui Francia e Germania».
Per arrivare a un mondo post-Covid «serve un equo accesso ai vaccini». Lo ha ricordato il Presidente del Consiglio europeo Charles Michel, nel suo intervento al Global Health Summit di Roma, sottolineando l’importanza di garantire «le linee di rifornimento, le esportazioni, la capacità produttiva». È importante anche il ruolo del Wto, ha proseguito Michel, spiegando che non si tratta solo della questione dei brevetti ma anche «di trasferimento di tecnologie e know how».
«Stiamo lavorando strettamente con i nostri partner industriali per fornire vaccini ai Paesi a basso e medio reddito. Si sono appena impegnati a fornire 1,3 miliardi di dosi a questi Paesi nel 2021». Lo ha annunciato la Presidente della Commissione europea, Ursula Von der Leyen, al Global Health summit di Roma, precisando che 1 miliardo di dosi arriverà da BioNTech/Pfizer, 200 milioni da Johnson&Johnson e 100 milioni da Moderna. «Dobbiamo essere sicuri – ha continuato Von der Leyen – che questa sia l’ultima pandemia e questo deve essere l’obiettivo della Dichiarazione di Roma: mettere fine a questa pandemia e prepararci per evitare nuove eventuali emergenze».
La capacità produttiva di vaccini anti-Covid «deve essere rapidamente ampliata, attraverso il supporto di accordi di licenza volontaria e accordi per il trasferimento tecnologico. Se questo non succede nei prossimi tre mesi, allora deve entrare in vigore con effetto immediato una sospensione dei Trips». È un invito a stoppare i brevetti se entro breve non si riuscirà a garantire un ampliamento della produzione di vaccini quello lanciato al Global Health Summit in corso a Roma da Hellen Johnson Sirleaf, co-presidente dell’Independent Panel for Pandemic Preparedness & Response istituito dall’Organizzazione Mondiale della Sanità, il gruppo di esperti autori di un report finito sotto i riflettori internazionali la scorsa settimana, in cui si è analizzato il modo in cui il mondo ha reagito alla minaccia di Covid-19.
«Nel nostro report – ha evidenziato Sirleaf, premio Nobel per la Pace 2011 – sosteniamo che Covid è diventata una pandemia per via dei fallimenti, dei gap e dei ritardi nella preparazione e nella risposta. Abbiamo bisogno che i leader si impegnino per oggi e per il lungo termine». Prima di tutto «chiediamo azioni immediate per fermare la pandemia attuale. La mappa della copertura vaccinale oggi è una chiara immagine di iniquità». E per far sì che cambi, «almeno un miliardo di dosi di vaccini entro il primo settembre devono essere impegnate per i 92 Paesi a basso e medio reddito del Gavi Covax Advance Market. Abbiamo bisogno di questo impegno da quelli di voi che sono già sulla strada per avere una copertura nazionale adeguata, che hanno surplus di vaccini e sono nella posizione di condividerle». Il secondo punto per l’esperta è l’ampliamento della produzione, perché «se anche le dosi esistenti venissero redistribuite, non basterebbe». Ecco perché bisogna agire sulla capacità produttiva. Questo l’appello del Nobel per i leader del G20. Terzo punto è l’invito a colmare il gap di finanziamento della piattaforma Act-Accelerator, che punta a garantire ampio accesso agli strumenti per la lotta a Covid-19 (diagnostici e terapeutici). «È un passo necessario, non un atto di carità», ha concluso.
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