In attesa di conoscere la nuova squadra dei ministri, un tavolo di lavoro al Nazareno ha messo nero su bianco quali saranno le priorità per la Sanità promosse dal Partito Democratico. L’intervista alla senatrice PD, Paola Boldrini
Maggiori investimenti per il Servizio sanitario nazionale, ma anche più borse per gli specializzandi e difesa della Legge Lorenzin sull’obbligo vaccinale. Il Partito Democratico si prepara a governare mettendo in fila le priorità in campo sanitario. Abbiamo raggiunto telefonicamente la senatrice Paola Boldrini, componente della Commissione Igiene e Sanità che ha fatto il punto sui temi imprescindibili emersi nel tavolo di discussione apertosi al Nazareno.
«Noi abbiamo deciso quello che poi di fatto sono lette come criticità – ha spiegato la senatrice del Partito Democratico -. Non c’è dubbio che il fatto che il Servizio sanitario nazionale vada rafforzato economicamente, perché ha bisogno dopo tanti anni di altri fondi. Addirittura il “Quota 10”, cioè investimenti aggiuntivi nei prossimi tre anni, innanzitutto per cercare di assumere gli operatori sanitari che con Quota 100 svuoteranno il servizio».
«L’altra cosa fondamentale è rivedere i fondi delle borse di studio per gli specializzandi, perché anche questo è un vulnus. Abbiamo preso atto che c’è un imbuto formativo che a fronte di tanti laureati, non ci sono corrispondenti borse di studio. Abbiamo delle grosse necessità e quindi bisogna implementare sicuramente i fondi per il Servizio sanitario nazionale».
«Dopodiché ci sono altre cose che metteremo insieme. Personalmente ho seguito il tema della salute mentale e ci dovrà essere sicuramente una maggiore attenzione e una maggiore applicazione della legge n. 180 (Legge Basaglia). Avevo fatto una proposta di legge che derivava sostanzialmente dai lavori fatti dai gruppi parlamentari che mi hanno preceduta e che hanno messo l’attenzione sul fatto che è un problema sia di salute sia di welfare, perché non può essere che ci sono tutte le famiglie che hanno congiunti con problemi di salute mentale, che abbiano tutto a carico».
Quello raccontato dalla senatrice Paola Boldrini è un programma molto lontano dai nuovi alleati di governo. Tra tutti il tema vaccini, forse il punto di distanza maggiore tra Partito Democratico e Movimento 5 Stelle. Il segretario PD, Nicola Zingaretti ha chiesto discontinuità, ma ci sarà?
«Lo dicono i dati di ieri dell’Oms sull’urgenza delle vaccinazioni per il morbillo. Anche i colleghi lo hanno riscontrato. Sono morti dei bambini, muoiono anche gli adulti. Il fatto che si è abbandonata l’obbligatorietà negli anni ’90 ha fatto sì che adesso ci siano dei picchi di necessità».
«D’altro canto, la legge Lorenzin prevedeva che ci fosse un monitoraggio a tre anni dalla promulgazione della legge. I tre anni stanno quasi per passare, quindi mi sento di dire che bisogna fare un monitoraggio maggiore e vedere se c’è una necessità o di allentare o di migliorare la copertura vaccinale, ma questo bisogna farlo dopo che tu hai dei documenti che ti possano garantire l’effettivo controllo. L’anagrafe vaccinale non è applicata dappertutto, ci sono regioni come l’Emilia Romagna, ma anche Lombardia e Veneto dove c’è un’anagrafe vaccinale che è corrente: se hai bisogno di dati li trovi immediatamente, poiché è tutto informatizzato. È vero che sono stati erogati i fondi, ma ci sono regioni che si devono mettere al passo».
Difenderete la Legge Lorenzin?
«La difendiamo perché ha prodotto la sua efficacia. La difenderemo fintanto, le ribadisco perché secondo me è importante, non ci sarà il monitoraggio alla scadenza dei tre anni, come previsto. Quindi non abrogarla ma valutarla. Poi ci possono essere dei correttivi. Non a caso questa legge aveva questa clausola, infatti era lungimirante anche per questo. Diceva “adesso c’è bisogno di obbligare, perché così riusciamo ad avere una copertura migliore” e in effetti in tante regioni la copertura è stata migliorata, però veniva anche detto “monitoriamo”, ci diamo un lasso di tempo per vedere che cosa è successo e poi andiamo a valutare se si può per alcune vaccinazioni o meno.
A prescindere poi se il Ministero rimarrà al M5s o andrà a voi, chiederete un passo indietro del ministro della Salute, Giulia Grillo?
«Non mi sento di fare queste affermazioni. Sicuramente su alcune cose come il tema dei vaccini, non ci siamo e anche un altro tema che io non ho condiviso, ma che è nel Decreto Calabria, il fatto di mettere subito al lavoro, perché di lavoro si tratta i medici prima ancora di completare il corso di studi. Ci sono alcune cose che effettivamente abbiamo contrastato e su questo continuiamo a essere in contrasto».