Il professore di Politica economica, M5S, si è occupato del tema dei centri di specializzazione: «Serve una collaborazione diversa anche con le regioni e fare in modo che gli ospedali e le università siano un tutt’uno»
Il neoministro della Pubblica Istruzione e dell’Università del Governo Conte bis, Lorenzo Fioramonti, non è una novità assoluta in questo esecutivo. Nel precedente governo era già viceministro a Viale Trastevere e, in quella posizione, aveva avuto modo di occuparsi del mondo universitario e della riforma delle scuole di specializzazioni. Intanto gioca d’attacco e oggi, su Repubblica, già annuncia che o «ci sarà un miliardo per l’università entro Natale» o si dimette.
Fioramonti è professore ordinario di Politica economica presso l’Università di Pretoria (Sudafrica) e anche direttore del Centro per lo studio dell’innovazione Governance (GovInn) dello stesso ateneo. È un cervello di ‘ritorno’: durante la sua carriera accademica ha scritto articoli di economia pubblicati sui più autorevoli quotidiani di tutto il mondo, dal New York Times al Guardian, passando per Die Presse, Harvard Business Review e Foreign Policy. È uno dei sostenitori, sulla scia del premio nobel Joseph Stiglitz, della necessità di ridimensionare l’importanza del Pil come indicatore del benessere di una nazione.
A Sanità Informazione aveva parlato di recente del piano per ristrutturare il mondo delle scuole di specializzazione, un tema molto sentito dal mondo medico perché l’imbuto formativo è anche frutto dei pochi posti a disposizione in queste strutture. Un problema che ha contribuito alla fuga dei giovani medici italiani: in 10 anni ben 10mila camici bianchi hanno scelto di andare all’estero, una media di mille all’anno. E aveva sposato i progetti che puntano a superare il ‘numero chiuso‘ per l’accesso universitario con un semestre o un anno di accesso libero e poi una selezione basata sul merito senza perdere i crediti formativi acquisiti. «Un accesso più libero e integrato con percorso flessibile» lo aveva definito. Tra le altre iniziative di Fioramonti anche il progetto per il riconoscimento dei titoli dei rifugiati attraverso l’utilizzo della tecnologia blockchain.
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SCUOLE DI SPECIALIZZAZIONE
Secondo Fioramonti è necessario, innanzitutto, riformare il sistema delle borse di studio: «La condizione fondamentale è mettere più soldi e fare in modo che ci sia il prima possibile un 80-90% di copertura, idealmente anche il 100% di copertura cosicché coloro che sono meritevoli e già laureati abbiano la possibilità di accedere al corso di specializzazione», aveva dichiarato a Sanità Informazione. «Gli investimenti in ricerca hanno otto volte i ritorni degli altri investimenti, sono superiori a qualunque altra forma di investimento. Poi bisogna creare delle condizioni di maggiore trasparenza e merito all’interno delle nostre strutture ospedaliere, formative, universitarie».
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Fondamentale, per Fioramonti, lavorare per far rientrare i cervelli in fuga: «L’Italia deve diventare più attrattiva per chi è fuori e in grado anche di beneficiare di una mobilità circolare. È importante che gli italiani che vanno fuori per qualche anno poi rientrino, così come è importante che arrivino più stranieri». Fioramonti aveva poi sottolineato la necessità di un maggiore coordinamento tra strutture per migliorare il percorso di specializzazione medica: «È necessario un efficientamento delle strutture che già esistono, serve una collaborazione diversa anche con le regioni e fare in modo che gli ospedali e le università siano un tutt’uno perché anche qui esiste un problema: la gestione di questo rapporto tra azienda ospedaliera e università non è sempre efficiente come dovrebbe essere».