L’ultima ondata della variante delta potrebbe essersi diffusa a Hong Kong a partire da criceti importati nei Paesi Bassi e venduti in un negozio di animali
La variante Delta potrebbe aver raggiunto Hong Kong tramite criceti domestici infetti importati, scatenando in questo modo un focolaio locale. A stabilirlo è stato uno studio pubblicato sul database Pre-print with The Lancet, quindi non ancora sottoposto a revisione paritaria. I risultati rappresentano la prima prova della trasmissione del virus Sars-CoV-2 da criceto a uomo. Non solo. Il lavoro, come sottolinea un articolo di commento pubblicato su Nature, è il primo a dimostrare che i criceti possono essere infettati al di fuori dei laboratori, aprendo scenari inquietanti sul futuro della pandemia.
L’epidemia da Covid-19, secondo i ricercatori, potrebbe continuare a circolare negli animali, evolvendosi in modi inaspettati per poi passare nuovamente nelle persone. E’ infatti proprio questo quello che sarebbe successo a Hong Kong, quando la commessa di un negozio di animali è risultata positiva alla variante Delta del virus Sars-CoV-2. Alle autorità sanitarie il caso è apparso subito sospetto, visto che della variante delta se ne era persa traccia in città dall’ottobre del 2021. La donna non era stata in contatto con nessuna persona infetta, ma lavorava nel negozio di animali chiamato Little Boss, in cui sono presenti criceti conigli, porcellini d’India e cincillà.
In passato sono stati documentati casi di trasmissione da visone a uomo in alcuni allevamenti e i funzionari sanitari di Hong Kong, sospettando che potesse essersi verificato un nuovo passaggio da animale a uomo, hanno deciso di effettuare controlli anche agli animali del negozio e del mercato all’ingrosso. Ebbene, non sono state trovate prove di infezione tra conigli, porcellini d’India, cincillà, topi o criceti nani. Tuttavia, il team di ricerca ha scoperto che otto criceti siriani su 16 testati presso il negozio di animali hanno mostrato evidenza di infezione da SARS-CoV-2 attraverso un test PCR positivo e/o la presenza di anticorpi nel sangue. Lo stesso valeva per sette su 12 criceti siriani testati nel magazzino. Nessuno dei roditori, invece, ha mostrato segni evidenti di malattia.
Nel frattempo che la ricerca andava avanti una donna che aveva recentemente visitato il negozio di animali è risultata positiva al Covid-19 e subito dopo la positività si è estesa al coniuge e ai figli. Così i ricercatori hanno prelevato campioni di coronavirus dalla donna, dal coniuge e dall’addetto al negozio di animali e hanno analizzato il genoma del virus di ognuno di essi; hanno anche analizzato le sequenze genomiche di campioni virali raccolti da 12 dei 15 criceti infetti. Tutti questi campioni si sono rivelati una versione della variante delta mai vista prima a Hong Kong, sebbene le sequenze non fossero completamente identiche tra loro. Sulla base di queste sottili differenze genetiche, i ricercatori hanno stabilito che alcuni criceti hanno probabilmente contratto il coronavirus nel novembre 2021, prima di essere importati a Hong Kong dai Paesi Bassi.
Questo perché le sequenze virali somigliavano di più a quelle dei campioni raccolti da persone nei paesi europei e caricati poi su un database pubblico. Dopo aver raggiunto Hong Kong, il virus si è poi diffuso a più criceti, rilevando alcune mutazioni lungo il percorso, prima di infettare il proprietario del negozio di animali e la cliente in occasioni separate. La cliente ha quindi trasmesso il virus al coniuge, in un caso di trasmissione da uomo a uomo. Rispetto ai campioni della variante delta provenienti dall’Europa, le sequenze virali trovate nei residenti e nei criceti di Hong Kong erano caratterizzate da quattro mutazioni uniche. Due di queste mutazioni sono nei geni che codificano per la proteina spike, la chiave che il virus usa per entrare nelle cellule, e possono potenzialmente aiutare il virus a sfuggire ad alcuni anticorpi ed entrare nelle cellule in modo più efficiente. Il team ha anche trovato una terza mutazione della proteina spike i cui effetti «richiedono ulteriori indagini».
«È importante rintracciare la fonte dell’infezione nei criceti per capire quali misure di contenimento adottare», afferma Marion Koopmans, virologa presso l’Erasmus University Medical Center di Rotterdam. «Sembra che il virus possa trasmettersi tra criceti ed esseri umani in modo relativamente efficiente, ma è importante precisare che il rischio di infezione tra queste due specie risulta comunque piuttosto basso», aggiunge. «La probabilità di infezione – commenta Leo Poon, scienziato dell’Università di Hong Kong e autore dello studio – resta più elevata in caso di contagio tra esseri umani piuttosto che in caso di contatto con un criceto infetto. È comunque importante monitorare da vicino il commercio di animali domestici di qualunque taglia e dimensione».
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