Sanità 2 Novembre 2022 12:43

In Kenya le donne assumono una pericolosa pillola contraccettiva cinese vietata anni fa

Ignoranza, superstizioni a affaristi senza scrupoli dietro il commercio della pillola contraccettiva cinese “Sofia”

di Stefano Piazza
In Kenya le donne assumono una pericolosa pillola contraccettiva cinese vietata anni fa

Quando Susan Wamaitha ha iniziato a sentirsi male un anno fa, pensava che fossero gli effetti collaterali di una pillola anticoncezionale che aveva iniziato a prendere alcuni mesi prima, invece era incinta di otto settimane. Ora la 32enne è madre di tre bambini.

La pillola contraccettiva “Sofia” è economica e si assume una volta al mese

La pillola che ha iniziato a usare nel giugno 2021 era stata vietata in dalle autorità keniote dieci anni fa a causa del suo alto contenuto di levonorgestrel, che nel farmaco è più di 40 volte i livelli raccomandati. Nonostante tutto questo, lei e centinaia di altre donne kenyote hanno continuato ad usare questa pillola anticoncezionale. Alla BBC la signora Wamaitha alla ha dichiarato: «Non sapevo che fosse vietato. Molti delle mie amiche lo stavano usando e non avevano effetti collaterali». Come molte altre donne keniote, è stata attratta dalla pillola per la sua convenienza e per il fatto che deve essere assunta solo una volta al mese. In Kenya questo anticoncezionale viene distribuito con l’etichetta “Sofia”, ma è prodotto in Cina e tutti i dettagli del prodotto sulla confezione sono scritti in cinese. Una traduzione della prima riga dice che « contiene compresse rapide di levonorgestrel» mentre la seconda riga recita così: «La pillola è un contraccettivo orale a lunga durata d’azione». Infine, sulla terza riga ci sono le informazioni sul produttore «Zizhu Pharmaceuticals Co Ltd». Il levonorgestrel è un farmaco ormonale utilizzato in numerosi metodi contraccettivi. Secondo il Ministero della Salute del Kenya, anche i bambini concepiti dopo il fallimento della pillola hanno sviluppato una pubertà precoce.

Nausea e mal di testa tra i sintomi. “Sofia” era stata vietata in Kenya

Le pillole sono spesso importate illegalmente dai paesi vicini e le donne tendono ad acquistare il “Sofia” mensilmente. Ogni compressa costa tra 300 scellini kenioti ($ 2,50) e 400 scellini kenioti. Altri metodi di pianificazione familiare disponibili nel paese includono un impianto ormonale che dura tre mesi, offerto negli ospedali pubblici per $ 5, e vari dispositivi intrauterini (IUD) che durano diversi anni e costano fino a nove dollari. I preservativi sono offerti gratuitamente negli uffici pubblici e nei bagni, ma a volte sono esauriti, sebbene possano essere acquistati nei negozi.

«Dato che avevo uno IUD di rame non ormonale a forma di T che mi dava mal di schiena, ho deciso di toglierlo e usare la pillola», ha raccontato Susan Wamaitha alla BBC. La donna ha anche raccontato che fin da quando aveva iniziato ad assumere il farmaco non si sentiva molto bene tuttavia, pensava che ci volesse solo del tempo perché il suo corpo si abituasse al nuovo farmaco. «Ho iniziato ad avere mal di testa e nausea. Il primo mese non ho avuto il ciclo» poi con l’arrivo del ciclo al secondo mese ha creduto che la situazione fosse sotto controllo per poi tornare a preoccuparsi quando al terzo mese non ha avuto le mestruazioni. A quel punto il marito ha iniziato a fare ricerche e ha scoperto che la pillola anticoncezionale era stata vietata. «Abbiamo iniziato ad avere paura per aver usato una pillola vietata e quando ho capito di essere incinta mi sono preoccupata degli effetti che avrebbe potuto avere sul mio bambino» afferma la donna. Ora hanno una bambina sana di tre mesi, ma la coppia è sconvolta dalla mancanza di informazioni e dalle possibili implicazioni per la figlia quando questa crescerà.

In Kenya tabù sul controllo delle nascite

Secondo l’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS), solo il 50% delle donne dell’Africa subsahariana che necessitano di metodi contraccettivi moderni ha accesso ad essi. In Kenya, la contraccezione tende a essere discussa a bassa voce, principalmente a causa delle credenze culturali e religiose in una società patriarcale. Alcuni uomini non consentono alle loro mogli di usare contraccettivi, mentre diverse sette religiose si oppongono. Una su tutte è la setta Kavonokya nel Kenya orientale, che rifiuta tutta la medicina moderna perché crede che la Bibbia raccomandi solo la preghiera come mezzo di intervento e di cura.

Per la dottoressa Josephine Kibaru, specialista in popolazione e sviluppo, un approccio locale sarebbe il modo migliore per ottenere l’accettazione dei moderni metodi di pianificazione familiare e alla BBC ha dichiarato: «I volontari sanitari della comunità devono essere meglio informati perché è più probabile che una donna si fidi di un vicino o di un amico rispetto a un operatore sanitario» quindi ci si trova di fronte ad una totale ignoranza sui metodi di controllo delle nascite disponibili, con molti miti e idee sbagliate che devono essere assolutamente sfatati. Altro problema è quello dovuto al fatto che alcune donne mescolano diversi metodi contraccettivi a causa della mancanza di forniture nelle cliniche nelle aree rurali.

Prevenzione e campagne insufficienti

Secondo la dottoressa Elizabeth G. Kibaru, «se le donne non sanno che Sofia è vietata, è perché i messaggi di salute pubblica sono insufficienti. Fare affidamento sui media non è sufficiente. È importante diffondere messaggi intenzionali a livello locale per assicurarsi che le masse capiscano perché un farmaco è stata bandito». E i farmacisti? Non possono non sapere che si tratta di un farmaco vietato anche perché nel caso del “Sofia” il Dipartimento della Salute ha inviato regolari avvisi, ma nonostante questo continuano a venderlo a causa della forte domanda. Non è in esposizione, ma viene venduto sottobanco a clienti fidati che vengono ad acquistarlo ogni mese.

Sull’intera vicenda ha indagato la BBC che ha inviato sul posto una sua troupe che ha visitato alcune farmacie nella capitale del Kenya Nairobi. La maggior parte dei farmacisti interpellati hanno affermato che il farmaco non era in vendita ma uno di loro che ha parlato in condizione di anonimato ha spiegato che era disponibile, ma non in esposizione, e che le farmacie potevano acquistarlo da fornitori che lo portavano dai paesi vicini. Ipotesi confermata da un funzionario del “Pharmacy and Poisons Board” (PPB) che ha dichiarato al quotidiano keniota Standard che una spedizione era stata intercettata al confine con l’Uganda. Un business quello dei farmaci cinesi privi di qualsiasi controllo in Africa che genera profitti per centinaia di milioni di dollari. Un tema sul quale presto torneremo.

 

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