L’Infermiere di Famiglia e Comunità è un professionista di riferimento che assicura la presenza dell’infermiere nei vari servizi di assistenza e cura presenti sul territorio, operando in collaborazione con il medico di medicina generale, il pediatra di libera scelta, il medico di comunità e l’équipe multi-professionale.
Nel giro di dieci anni circa 8 milioni di anziani avranno almeno una malattia cronica grave. Ed è per far fronte alle necessità di questa fascia di popolazione estremamente fragile, e non solo, che nasce la figura dell’infermiere di Famiglia e Comunità. Si tratta di un professionista di riferimento che assicura la presenza dell’infermiere nei vari servizi di assistenza e cura presenti sul territorio, operando in collaborazione con il medico di medicina generale e il pediatra di libera scelta, il medico di comunità e l’équipe multi-professionale.
La presenza dell’infermiere di Famiglia e Comunità potrà diventare più capillare attraverso la realizzazione del Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza. Secondo gli standard dovrà esserci un infermiere di Famiglia e Comunità ogni 2-3 mila abitanti.
Le funzioni dell’infermiere di Famiglia e Comunità possono essere riassunte in dieci punti chiave:
La figura dell’infermiere di Famiglia e Comunità è stata già sperimentata con successo in diverse Regioni, come Lombardia, Piemonte e Toscana. Hanno deliberato ufficialmente l’introduzione di questa figura nel Sistema Sanitario Regionale, prevedendone non solo ruoli e funzioni, ma anche percorsi formativi. In questi contesti, a seguito del lavoro svolto, è stata riconosciuta la valenza strategica dell’Infermiere di Famiglia e Comunità sia nel potenziare l’offerta dei servizi territoriali e domiciliari, che per migliorare l’accesso ai servizi sanitari, con integrazione dei servizi assistenziali, sociali e ospedalieri.
Nelle Regioni in cui questa figura professionale è già presente è stata in grado anche di: riconoscere precocemente gli stati di fragilità prima che insorgano stati irreversibili di disabilità, gestire in modo integrato le condizioni di cronicità in collaborazione con i Mmg e gli altri professionisti, sviluppare l’educazione terapeutica per l’autogestione della malattia e gestire appropriati strumenti di tele-assistenza.
In virtù di tali esperienze, la Federazione Nazionale degli Ordini della Professione Infermieristica, FNOPI, ha indicato due percorsi possibili per mettere a sistema la figura dell’infermiere di famiglia:
La FNOPI ritiene che la seconda opzione sia preferibile, in quanto rappresenterebbe un percorso più rapido di realizzazione ed anche perché l’Infermiere di Famiglia e Comunità potrebbe trovare appoggio legislativo nel momento in cui l’intero Patto, o alcune parti di esso, venissero recepite in norme.
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