Sanità 16 Febbraio 2022 15:43

La Corte Costituzionale giudica “inammissibile” il referendum sull’eutanasia. Cappato: «Testo Fine vita è passo indietro»

«L’unico passaggio davvero utile che la legge avrebbe potuto prevedere allo scopo di impedire il prolungarsi indeterminato delle sofferenze del malato» spiega Filomena Gallo, segretario nazionale dell’Associazione Luca Coscioni

La Corte Costituzionale giudica “inammissibile” il referendum sull’eutanasia. Cappato: «Testo Fine vita è passo indietro»

Inammissibile secondo la Corte Costituzionale il referendum sull’eutanasia attiva, richiesto tramite raccolta firme (arrivate a 1,2 milioni) dall’Associazione Luca Coscioni. La decisione è arrivata perché legalizzare l’eutanasia non avrebbe permesso di «preservare la tutela minima costituzionalmente necessaria della vita umana, in generale, e con particolare riferimento alle persone deboli e vulnerabili». Il rifiuto sembrerebbe netto, con il rischio che l’eutanasia venga bocciata completamente perché non compatibile con la Costituzione. Il referendum proposto con la raccolta firme chiedeva l’abrogazione di una parte dell’articolo 579, che sancisce la punizione per omicidio di persona consenziente.

Fine vita, che fare?

In Parlamento intanto è in discussione il testo di legge sul Fine Vita e il suicidio medicalmente assistito, frutto di un accordo di maggioranza tra Pd e Movimento 5 Stelle. Tuttavia per i promotori del referendum si tratta di un passo indietro. «Sono otto anni e mezzo che abbiamo depositato una legge di iniziativa popolare che non è mai stata discussa, sono tre anni e mezzo che la stessa Corte Costituzionale paradossalmente aveva invitato a legiferare il Parlamento. Qui, il testo presente oggi è un passo indietro rispetto a ciò che è già legale in Italia: i relatori del Pd e M5S hanno presentato un testo che restringe i diritti perché il suicidio assistito a determinate condizioni è già legale in Italia. Questa è la situazione che difficilmente ci può consentire di avere fiducia», è stato il commento di Marco Cappato, tesoriere dell’Associazione Luca Coscioni, ai microfoni di Radio Capital.

«La Consulta – ha aggiunto Cappato – tra l’altro ha motivato la sua decisione nel comunicato stampa con il problema della tutela delle persone più fragili e deboli: un paradosso, perché credo che il modo migliore di tutelarle sia proprio consentire loro di scegliere di non dover subire come una condizione di tortura una sofferenza insopportabile». Cappato ha aggiunto che si percepiva una «insofferenza nei nostri confronti».

Gallo: «Un’occasione persa»

«Sarebbe davvero grave arrivare, dopo anni di attese e rinvii, ad una legge che invece di prevedere una disciplina organica, coerente e completa sul fine vita introduce restrizioni e ulteriori condizioni per accedere alla morte volontaria – afferma Filomena Gallo, segretaria Filomena Gallo, segretario nazionale dell’Associazione Luca Coscioni -. Non solo la legge sta perdendo la preziosa occasione, preclusa anche al Referendum per l’eutanasia legale con la bocciatura da parte della Corte costituzionale, di colmare il vuoto di tutela rispetto a quei malati che oggi non rientrano nelle condizioni stabilite dalla Corte costituzionale in materia di suicidio assistito (caso Cappato/Antoniani), come i malati che non sono dipendenti da trattamenti di sostegno vitale o quelli che non sono materialmente in grado di autosomministrarsi il farmaco letale, legalizzando l’eutanasia, ma inserisce condizioni ancora più restrittive che rendono l’accesso al percorso del fine vita molto più complesso e incompatibile con le sofferenze intollerabili di alcuni malati».

«L’unico passaggio davvero utile che la legge avrebbe potuto prevedere allo scopo di impedire il prolungarsi indeterminato delle sofferenze del malato – conclude Gallo – sarebbe stato quello di inserire precisi limiti temporali entro i quali il Ssn sarebbe dovuto intervenire. Invece, anche su questo aspetto la legge tace e pare non vi siano le intenzioni di lavorare per migliorare un testo che se approvato determinerebbe un passo indietro rispetto ai diritti sul fine vita».

 

 

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