Uno dei responsabili dell’organizzazione sanitaria in Norvegia ha twittato: la pandemia è finita. Il paese ha il numero di contagi più basso di sempre e quasi la metà delle popolazione vaccinata
La comunicazione ufficiale dalle autorità che recita “La pandemia è finita” è probabilmente il sogno di molti in questo momento. Eppure a qualcuno è già capitato di leggerla. Ai norvegesi per esempio, che l’hanno letto su Twitter per mano del prof. Preben Aasvitsland dell’Istituto norvegese di Sanità pubblica.
In realtà non è proprio così, come ha poi spiegato Aasvitsland, ma la situazione epidemiologica norvegese non è mai stata migliore di così quest’anno. Nel grafico che ha aggiunto al tweet l’esperto mostrava un totale di 128 nuovi casi, mentre le vittime restano 175 da tempo. Un ritorno alla normalità sarà presto possibile se le misure vengono rispettate ancora con efficacia per qualche tempo, secondo Aasvitsland.
La Norvegia è riuscita meglio di tutti i paesi scandinavi a controllare il coronavirus. Aiutata anche da una bassa densità di popolazione e la conseguente maggiore facilità nel rispettare il distanziamento, insieme al grande impegno del governo nel contact tracing, che si è rivelato vincente.
Nonostante questo la Norvegia porta avanti una campagna vaccinale di successo, affiancandola alle regole già dette. Secondo i dati istituzionali, circa il 42% dei norvegesi ha ricevuto una dose di vaccino e il 28% ha completato il ciclo. Tuttavia, su questo si è espresso Espen Nakstad, il vicedirettore della Salute, che teme la variante Delta.
Dopo la decisione di rinominare con lettere greche le varianti del nuovo coronavirus, la variante indiana ha infatti preso il “Delta”. Nakstad ha tenuto a ricordare che nel Regno Unito, questa nuova versione di Sars-CoV-2 sta rapidamente alzando il numero dei nuovi contagi. Si rischia di non procedere alle riaperture totali previste a fine giugno. «Non saremo davvero tranquilli finché tutti non avranno fatto la seconda dose in Norvegia» ha aggiunto.
«Tasso di infezione sempre più basso e un ottimo calo dei ricoveri ci fanno ben sperare – ha concluso Nakstad – ma l’attenzione deve continuare ad essere molto alta». Sull’eventualità di nuovi focolai ha poi specificato: «Abbiamo capito come fare, isolare subito e curare in fretta».
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