«Mi sono accorto di aver dato un contributo tecnico importante in questi due anni, quindi vado avanti nel mio impegno politico» spiega il deputato Pd, che ricorda: «Solo Renzi è riuscito a convincermi a entrare in politica». I proventi del libro saranno devoluti alla Fondazione Pianoterra onlus per finanziare la prima borsa di studio in pediatria sociale
L’impatto con i palazzi del potere non è mai facile per chi si trova alla prima esperienza parlamentare. Non lo è stato neanche Paolo Siani, deputato Pd, che prima dell’elezione del 2018 era abituato a frequentare soprattutto le corsie di ospedale, in particolare quelle del Santobono di Napoli dove è primario. Col tempo però la conoscenza dei meccanismi parlamentari e la possibilità di incidere, attraverso il suo contributo tecnico, nelle decisioni sui temi a lui più cari come salute e scuola, lo hanno reso sempre più convinto di proseguire il suo impegno in Parlamento, restando però sempre in contatto col territorio.
Ora tutto questo è stato messo nero su bianco nel libro “Una lucida follia. Il mio impegno in politica” (IOD edizioni), una sorta di diario delle attività parlamentari e delle azioni di impegno civile intraprese da Siani sul territorio. Un’occasione per tracciare un bilancio e condividerlo con la sua comunità.
«Io sono rimasto quello che ero. Alla mia età non si può cambiare in due anni – sottolinea Siani quando gli chiedo se la politica lo ha cambiato -. Ho voluto realizzare questo libro perché in campagna elettorale avevo detto che dopo due anni avrei fatto il punto della situazione. Se il mio lavoro qua fosse stato inutile sarei tornato a fare il medico. Invece mi sono accorto che ho fatto tante cose che a me sono apparse utili, sono riuscito a dare un contributo specifico e tecnico alle cose fatte in questo Parlamento e quindi penso che continuerò nei prossimi due anni e mezzo la mia avventura qui, anche se non bisogna scordare mai che si tratta di “una lucida follia”, anzi direi “una follia calcolata e fattiva”».
Il libro avrà una finalità sociale, dato che i proventi saranno devoluti alla Fondazione Pianoterra onlus per sostenere il progetto “1000 giorni” e finanziare la prima borsa di studio in pediatria sociale e di comunità dedicata alla memoria di Peppe Cirillo, il pediatra di Portici scomparso recentemente: «Il mio amico Peppe Cirillo era un medico e un collega deceduto tre mesi fa non per il Covid ma perché non è riuscito, a causa del Covid, ad avere in tempo un trapianto di fegato» racconta il deputato del Pd.
«Con lui abbiamo capito che il modo migliore per affrontare il disagio e rendere le famiglie più idonee ad essere aiutate è intervenire alla nascita di un bambino. In quel momento tutte le famiglie hanno il piacere di essere aiutate e se qualcuno va a casa e vede le condizioni di una famiglia è in grado di dare i supporti necessari. Con questo libro vorremmo provare a fornire una borsa di studio per un collega che possa realizzare questo intervento sui neonati e seguire le famiglie fino alla prima elementare, specie quelli dei quartieri a rischio di Napoli o del sud del nostro paese che hanno bisogno non solo di sanità ma anche di sociale».
Nell’orizzonte di Siani le priorità sono sempre due: scuola e sanità. «Il futuro della sanità sembrerebbe un futuro positivo perché si prospetta una trasformazione radicale – sottolinea Siani -. Io personalmente ritengo che i soldi del MES vadano presi perché è una opportunità enorme che noi abbiamo per riformare la sanità che per anni abbiamo maltratto. Penso a tutte le attività domiciliari, alle attività in ambulatorio, a quelle cose che non devono essere fatte in ospedale. Così il Covid da tragedia può diventare una opportunità».
Sulla scuola sottolinea il suo disappunto per non aver previsto un rientro più veloce dei ragazzi: «Questo è un grave problema per tutti. Certo, il virus può fare danni. Nessuno vuole che bambini o insegnanti possano avere un danno da questo; ma non fare scuola provoca sicuramente dei danni in tutti i bambini. Bisogna trovare un modo sicuro per riaprire le scuole».
Il suo impegno nelle istituzioni non può che essere legato a doppio filo al sacrificio del fratello Giancarlo, il cronista del quotidiano “Il Mattino” ucciso dalla camorra il 23 settembre 1985. Invece di chiudersi, Paolo Siani ha deciso di portare avanti quell’impegno civile prima da medico e ora da politico.
«Continuo oggi ad arrabbiarmi molto per la vicenda di Giancarlo, la trovo una delle più grandi cattiverie che si possa fare a una persona e ho sempre voluto ribellarmi a questa cattiveria e far sì che il suo nome non venisse dimenticato – sottolinea Siani in modo pacato -. Ho messo in campo per 34 anni tutto quello che potevo affinché lui venisse ricordato. Ho fatto battaglie per 11 anni affinché lui avesse giustizia. Poi mi è capitata questa opportunità: anche prima mi erano capitate, ma le avevo sempre rifiutate, volevo fare il medico. Ad un certo punto Matteo Renzi mi ha sollecitato, forse nel momento giusto della mia vita, forse usando parole particolari. Così ho deciso di fare questa esperienza che ad oggi mi soddisfa e quindi affronterò con ancora maggiore impegno i prossimi due anni e mezzo».
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