La coppia aveva avviato la procedura per la procreazione medicalmente assistita nel 2015 e la donna ha continuato il ciclo di cure che ha portato a due embrioni fecondati con il liquido seminale del padre ormai defunto, già “crioconservati” in attesa dell’impianto. Tuttavia, il centro per la procreazione assistita, senza il via libera di un giudice, non ha proceduto all’impianto dell’embrione. Di conseguenza, la donna ha presentato il ricorso al tribunale di Lecce rivendicando il suo diritto alla maternità e il consenso del marito già espresso, anche prima di morire. Il bambino nascerà nel 2020.