L’elezione dei presidenti è passaggio obbligato per l’avvio delle consultazioni al Quirinale propedeutiche alla formazione del nuovo governo. Entro due giorni dalla prima seduta i parlamentari devono dichiarare a che gruppo aderiscono
Giovedì 13 ottobre si riuniranno Camera e Senato per la prima seduta dopo le elezioni del 25 settembre.
Saranno costituiti l’Ufficio provvisorio di Presidenza, la Giunta delle elezioni provvisoria e avverrà la proclamazione dei deputati subentranti. Poi è il momento dell’elezione dei presidenti dei due rami del Parlamento, passaggio obbligato per l’avvio delle consultazioni al Quirinale propedeutiche alla formazione del nuovo governo. Per le presidenze si fanno i nomi di Ignazio La Russa (Fdi) per il Senato e di Riccardo Molinari (Lega) per la Camera.
Storicamente la ‘fumata bianca’ per l’elezione dei presidenti arriva prima al Senato e poi alla Camera, spesso il giorno dopo.
A Montecitorio la prima seduta sarà presieduta da Ettore Rosato (Italia Viva), vice presidente anziano nella scorsa legislatura. L’elezione del presidente scatta nei primi tre scrutini solo se si raggiunge la maggioranza dei 2/3; a partire dal quarto è sufficiente la maggioranza assoluta.
Al Senato presiedere la prima seduta toccherebbe al senatore a vita ed ex presidente della Repubblica Giorgio Napolitano, il più anziano tra i componenti di Palazzo Madama (è del 1925). Tuttavia, pare escluso che Napolitano possa adempiere a questo compito per le sue condizioni di salute, per cui lo scranno di presidente provvisorio andrebbe ad un’altra senatrice a vita, Liliana Segre, nata nel 1930. Nei primi due scrutini (previsti per la prima seduta) per eleggere il presidente serve la maggioranza assoluta dei voti dei componenti dell’Assemblea. Ove non si raggiunga tale maggioranza, si procede, nel giorno successivo, ad una terza votazione in cui basta la maggioranza assoluta dei voti dei presenti, computando anche le schede bianche. Qualora nella terza votazione nessuno abbia riportato questa maggioranza, il Senato procede nello stesso giorno al ballottaggio fra i due candidati che hanno ottenuto nel precedente scrutinio il maggior numero di voti e viene proclamato eletto quello che ne prende di più. A parità di voti sarà eletto il candidato più anziano di età
Entro due giorni dalla prima seduta i parlamentari devono dichiarare a che gruppo aderiscono: a quel punto i gruppi sono convocati per eleggere i rispettivi presidenti. Da quando son eletti i presidenti delle due Camere il presidente del Consiglio uscente può salire al Quirinale per dimettersi: resterà comunque in carica per il disbrigo degli affari correnti fino alla nomina ed al giuramento del nuovo governo.
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