Il ministro della Salute, in vista del semestre europeo a guida italiana, annuncia riforme che ricalcheranno l’esempio d’oltreoceano. E la ricerca è in prima linea…
Il ministro della Salute Beatrice Lorenzin vola a Washington, U.S.A., con l’obiettivo di incrementare la collaborazione e la sinergia tra le istituzioni italiane e quelle statunitensi in ambito scientifico e sanitario.
Necessari, a tale scopo, il potenziamento delle intese bilaterali e di un coordinamento costante tra le commissioni tecnico – scientifiche dei due Paesi sui temi di interesse comune.
In un confronto al femminile con il ministro americano uscente della Sanità, Kathleen Sebelius, Lorenzin ha parlato a lungo dei temi decisivi che faranno parte dell’agenda del semestre europeo a guida italiana: l’aggiornamento del protocollo bilaterale, lo spirito che animerà l’imminente riforma sanitaria, la questione della sostenibilità, le patologie non trasmissibili e le malattie rare. Una unione d’intenti è emersa anche nella lotta al fumo e alle cosiddette patologie del benessere, come l’obesità: vere e proprie emergenze, dai caratteri endemici, che affliggono il mondo occidentale con forti ripercussioni sui servizi sanitari nazionali. La promozione di corretti stili di vita, sin dall’infanzia, è la strategia condivisa dall’asse Italia – U.S.A.
Un esempio positivo a cui guarda il ministro Lorenzin è quello della FDA (Food and Drug Administration), l’agenzia preposta alla sicurezza di farmaci e generi alimentari. In visita alla sede, il ministro ha espresso la volontà di riformare l’Aifa (Agenzia italiana del farmaco) ricalcando il modello della FDA. Il risultato a cui tendere è ottimizzare lo scambio di informazioni sulle ispezioni tra le due istituzioni, anche attraverso una banca dati internazionale creata ad hoc.
Quello che però ha maggiormente destato l’interesse del nostro ministro della Salute è il modello di finanziamento alla ricerca adottato negli Stati Uniti, vale a dire la totale defiscalizzazione degli investimenti legati alla ricerca scientifica. Un modello che – secondo Beatrice Lorenzin – adattato a quello italiano consentirebbe non solo di attrarre gli investimenti, ma anche le donazioni che negli ultimi anni, per ragioni fiscali, sono diminuite. Oltre, naturalmente, a far sì che la ricerca torni ad essere tra i nostri fiori all’occhiello, trasformandosi in una risorsa preziosa per lo sviluppo e la competitività del nostro Paese. “Se riuscissimo a rendere il sistema sanitario italiano più attrattivo – conclude il ministro – potremmo realizzare l’1% in più di PIL investendo solo sulla salute”.