L’organizzazione umanitaria Intersos ha allestito un presidio medico a Korczowa, in Polonia, a 4 km dal confine con l’Ucraina, sulla principale autostrada in direzione di Leopoli. La struttura sorge all’interno di un centro di prima accoglienza in un centro commerciale: davanti alle saracinesche dei negozi chiusi sono state sistemate le brandine. In altre aree sono stati raccolti i beni di prima di necessità e organizzato un presidio di primo soccorso
«Molti bambini non parlano più. Sembrano aver dimenticato come si fa». È l’orrore della guerra ad averli lasciati senza parole. Un orrore che Giovanni Visone, direttore della comunicazione dell’organizzazione umanitaria Intersos, ha visto trasparire dagli occhi di ognuno di loro. Visone è appena tornato in Italia dopo una settimana trascorsa a Korczowa, in Polonia. «Qui, a 4 km dal confine, sulla principale autostrada in direzione di Leopoli, le autorità polacche hanno allestito un centro di prima accoglienza all’interno di un centro commerciale», racconta il direttore della comunicazione.
Davanti alle saracinesche dei negozi chiusi sono state sistemate le brandine. In altre aree sono stati raccolti i beni di prima di necessità, dal cibo ai vestiti. Alcune stanze sono state riservate ai più piccoli, tra giochi e pareti da decorare con i pennarelli. Nella stessa struttura Intersos ha allestito anche un presidio di primo soccorso.
«I nostri medici continuano a lavorare senza sosta, visitando migliaia di persone ogni giorno. Sono tanti i malati cronici che per fuggire dalla guerra hanno dovuto completamente rinunciare alle terapie, con conseguenze devastati per la salute. Sono tanti, anzi troppi, pure i bambini: un terzo ha meno di cinque anni. Molti di loro sono venuti alla luce da pochi giorni. Hanno bisogno di assistenza immediata anche le donne che hanno appena partorito, spesso in condizioni igienico-sanitarie del tutto precarie. I pazienti più gravi vengono trasferiti, in collaborazione con le autorità sanitarie locali, agli ospedali vicini e, laddove necessario, ulteriormente trasportati nei centri d’eccellenza dislocati in tutta Europa già pronti ad accoglierli».
Tra le persone giunte a Korczowa non ci sono feriti di guerra. Chi è arrivato fin qui è fuggito dalle bombe, dalla miseria, dalla devastazione. È salvo, ma non sano. Almeno non nell’anima. «Tutti hanno subito traumi psicologici enormi – dice Visone -. Hanno bisogno di accoglienza, ma anche di calore umano. Di vicinanza, comprensione».
Sono donne (il 78%) la maggior parte delle persone che ha raggiunto finora il centro di prima accoglienza di Intersos. Quasi la metà (il 46%) ha tra i 18 e i 64 anni, il 28% meno di 5, il 17% over 65. Otto su 10 sono nati in Ucraina, il 7% in Uzbekistan, il 2% Tajikistan, il restante 1% in altri Paesi.
Gli operatori e le operatrici di Intersos sono anche in altri luoghi della Polonia e in Moldavia per garantire cure mediche, protezione e sostegno psico-sociale ai rifugiati provenienti dall’Ucraina. Secondo i dati delle Nazioni Unite, le persone in fuga dal Paese, dirette verso i territori confinanti, come Polonia, Ungheria, Romania, Slovacchia e Moldavia sono oltre un milione e 700 mila.
«In questo momento in Polonia è confluita un’enorme quantità di volontari. È meraviglioso vedere come la “macchina” di risposta umanitaria sia stata capace di attivarsi nel giro di pochi giorni. Ovviamente – conclude Visone – questo è solo l’inizio. Il popolo ucraino avrà ancora tanto bisogno di aiuto, anche quando la guerra sarà finita».
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