La pratica, inventata da un medico tedesco nel 1867, ancora oggi si usa durante la gestazione. Il professor Belli: «La manovra spesso non viene segnalata, mancano i codici ministeriali. Non essendo segnalabile, tutte le complicanze generate da questa manovra non vengono associate a questa pratica. Così impossibile risalire alle complicanze». Vescovi (Lega): «Sia effettuata in sicurezza»
Qualcuno, come Federconsumatori, l’ha definita “la manovra invisibile”. Certo è che molte mamme in procinto di partorire non sanno nulla della Manovra di Kristeller, una pratica che viene messa in atto da ginecologi e ostetriche durante il parto (in contemporanea con la contrazione) e che comporta anche dei rischi.
La manovra prende il nome dal suo inventore, il ginecologo tedesco Samuel Kristeller, che la pensò nel 1867 come aiuto per i parti più difficili. Consiste, in sintesi, in una spinta a livello del fondo dell’utero per agevolare l’ultima fase del parto. La pratica, però, non è raccomandata dall’Organizzazione Mondiale della Sanità, ma andrebbe effettuata solo in situazioni di necessità.
Del tema, recentemente, se ne sono occupati anche Striscia la Notizia e gli autori del libro Salute Spa, Massimo Quezel e Francesco Carraro, che hanno rilevato un ulteriore problematica: cioè che spesso nella cartella clinica la manovra non viene rilevata. E ne hanno parlato recentemente in una conferenza stampa in Senato.
«Il nome viene erroneamente preso da una pubblicazione internazionale del 1867 che invece era una procedura misurata e controllata attraverso la pressione di spinta con un dinamometro, per cui la forza dell’operatore veniva proprio misurata quindi se era eccessiva veniva moderata – spiega a Sanità Informazione il professor Pierfrancesco Belli, docente di Gestione del Rischio Clinico ostetrico al Corso di Laurea in Ostetricia e alla Scuola di Specializzazione in Ginecologia ed Ostetricia all’Università di Padova oltre che membro del Comitato di Indirizzo e Controllo dell’agenzia Regionale di Sanità Toscana – Nella stessa pubblicazione il professor Kristeller scrive: ‘Attenzione perché gli operatori nel tempo sbaglieranno e ognuno la farà come gli pare’. Detto, fatto: ognuno la fa come gli pare: calci, pugni, gomiti, spinte di ogni tipo sulla donna: la manovra è quindi un fattore di rischio, chiamato negli Stati Uniti “fundal pressure”, che genera risarcimenti anche da 80-90 milioni di dollari».
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E non sono mancati anche in Italia casi di risarcimenti a causa dei danni provocati sulla madre o sui nascituri dall’errata effettuazione della manovra. «In Italia – continua il professor Belli – viene utilizzata in questo modo, chiamandola con la procedura misurata, ed è il metodo normale che viene utilizzato per non fare il cesareo che costa 800 euro in più. Il fine è quello di apparire una regione virtuosa, cioè che fa meno cesari, ma è un obiettivo dello Stato molto sbagliato. In realtà così la regione per dire che fa meno cesarei mette l’operatore in condizione di usare fattori di rischio che spesso vengono nascosti non solo nelle cartelle cliniche ma anche nei sistemi informativi nazionali: la scheda di dimissione ospedaliera ha un errore di codice per cui la manovra di Kristeller non si può assolutamente segnalare. Non essendo segnalabile, tutte le complicanze generate da questa manovra non vengono associate a questa pratica. Conseguentemente è uno spreco di denaro perché queste emergenze corrispondono spesso a ricoveri di bambini in terapia intensiva neonatale, a mamme morte o ricoverate per emorragia materna perché schiacciando si spacca: le conseguenze sono lacerazioni, emorragie, rotture d’utero o danni cerebrali ai bambini. Quindi ha un costo enorme, viene mantenuta perché così le regioni appaiono virtuose. Tutto deriva da un modello sociale perché nel parto purtroppo hanno eliminato il modello biomedico, basato sulla prevenzione dei rischi e sugli standard tecnologici».
La questione è approdata anche all’attenzione della politica: qualche anno fa Manuel Vescovi, all’epoca consigliere regionale della Lega in Toscana e oggi senatore del Carroccio, aveva chiesto la costituzione di una commissione di inchiesta che faccia luce sulla pericolosità, per mamma e figlio, della Manovra di Kristeller. «All’epoca feci un’interrogazione sul tema in Commissione Sanità della Regione Toscana – spiega Vescovi a Sanità Informazione – In un primo momento mi venne detto che la manovra non veniva praticata in Toscana, ma dopo è emerso che così non era e si è iniziato a discutere del tema. È una manovra delicata che viene fatta con questa spinta forte da parte dell’operatore e che in taluni casi può provocare dei danni seri ai bambini. Abbiamo visto anche situazioni drammatiche. Quello che chiediamo per svolgere questa operazione è la massima sicurezza, perché un parto non è mai un’operazione semplice».