Sanità 3 Aprile 2025 09:39

Medici di famiglia, l’allarme Simg: “In Abruzzo, Marche, Molise e Umbria non bastano”

Simg: "Se un medico deve 'coprire' città che distano anche un'ora l'una dall'altra, può sostenere solo un numero limitato di visite ogni giorno"
di I.F.
Medici di famiglia, l’allarme Simg: “In Abruzzo, Marche, Molise e Umbria non bastano”

“Le aree interne, i comuni e le comunità montane di Abruzzo, Marche, Molise e Umbria sono senza medici di famiglia”. A lanciare l’allarme sono e la Società italiana di medicina generale e delle cure primarie (Simg) di Abruzzo, Marche, Molise e Umbria, alla vigilia del X Congresso interregionale, che si terrà il 4 e il 5 aprile a Colli del Tronto (Ascoli Piceno). “L’Italia vede in quasi ogni regione una riduzione dei medici di medicina generale. Le riforme avviate anche con i fondi del Pnrr puntano a un rafforzamento della medicina territoriale con le Case di comunità, ma questa soluzione potrebbe non essere sufficiente in alcuni contesti per l’erogazione dei servizi essenziali di prossimità – ricorda la Simg. Abruzzo, Marche, Molise e Umbria  – si caratterizzano per aree interne spesso difficili da raggiungere, zone montuose, comuni piccoli, mal collegati e con pochi abitanti, una densità eterogenea tra le varie zone. C’è poi anche una significativa discrepanza tra il numero di clinici presenti nelle città e quello, più limitato, delle aree rurali. Dal punto di vista della medicina generale, questa situazione implica che lo stesso medico debba coprire città che distano anche un’ora l’una dall’altra, con la possibilità di sostenere solo un numero limitato di visite ogni giorno. Un limite di non poco conto, visto il contesto locale che in queste regioni vede un elevato numero di anziani che si appellano proprio alla medicina generale per le loro esigenze”.
“In questi mesi si parla di una nuova figura professionale del medico di medicina generale, con la proposta del passaggio alla dipendenza e con un nuovo ruolo ricoperto dalle Case di comunità – afferma Italo Paolini della Simg Marche -. Questi strumenti potrebbero non essere risolutivi – avverte – e soprattutto non apportare reali benefici in realtà come quelle delle regioni centrali. Serve una medicina generale equiparata alla formazione delle altre specialità universitarie”, e sono necessari “organizzazione, strumenti professionali per diagnosi rapide, personale amministrativo e infermieristico. La Casa di comunità, se non dotata di strumenti e personale adeguato, rischia di riscontrare gli stessi problemi. È inoltre fondamentale preservare il rapporto di fiducia e di umanità che caratterizza i colleghi”.

La situazione nelle Marche

“Nelle Marche ci sono ampie fette di territorio nelle aree interne con la popolazione sparsa in piccoli comuni – spiega Italo Paolini, segretario Simg Marche, con una lunga esperienza tra Arquata del Tronto e Venarotta (Ascoli Piceno) -. Nelle grandi città la carenza è meno evidente e c’è un’evoluzione professionale. Nelle aree interne l’assistenza delle cure primarie resta complessa e la risposta delle Case di comunità rischia di essere peggiorativa: accorpare più comuni in una Casa di comunità non migliorerebbe infatti la capillarità dell’assistenza. Bisogna invece collocare i medici nelle realtà territoriali disagiate, dotando gli studi di personale e di strumenti digitali”.

L’Abruzzo: le montagne e gli ultracentenari senza medico di famiglia

“L’Abruzzo si configura come una delle regioni più anziane d’Italia – analizza la Simg -. Questo dato, insieme alla sua conformazione montuosa, rende particolarmente ostico il quadro per la medicina di prossimità. In base ai dati Istat 2022, il saldo della regione conferma l’eccesso dei decessi (16.780) sulle nascite (8.023). In Abruzzo, inoltre, vivono 595 persone dai 100 anni in su (114 sono uomini e 479 donne). Vi è poi un’elevata presenza di comuni di montagna (54,4%) nei quali vive più di un quarto della popolazione (27,2%), mentre in quelli di collina (45,6%) vive il 72,8%: i comuni delle aree interne sono proprio quelli che subiscono il maggior decremento di popolazione e presentano una struttura per età più vecchia”.
“Stiamo assistendo a uno spopolamento delle zone interne e a uno spostamento verso le città dei pochi professionisti rimasti – sottolinea Gabriella Pesolillo, segretario Simg Abruzzo, che lavora nella Val Vomano, vicino a Teramo -. Questo fenomeno si colloca in un quadro in cui ci sono sempre meno colleghi: dal 2018 al 2023, su 197 posti messi a disposizione per formare medici di famiglia, hanno conseguito il diploma in 123. Dal 2021 ad oggi sono stati messi a bando 303 posti e stanno attualmente frequentando in 153. A dicembre 2024 sono stati pubblicati 241 ambiti carenti di medicina generale: in graduatoria regionale 2025 ci sono 270 medici che potrebbero coprirli, ma oltre la metà ha già aperto l’ambulatorio e un centinaio non è interessato alla medicina generale perché ha già altri lavori, per cui sono stati convocati anche i medici che frequentano il corso di formazione triennale per coprire le carenze non assegnate (circa la metà delle 241 iniziali). L’unico modo in cui riusciamo a sopperire a queste carenze sono gli strumenti di analisi dei dati e del lavoro che offre la Simg. Resta però prioritario dotare la medicina generale di diverse condizioni lavorative, soprattutto in determinati territori”.

Il caso del Molise: medici presenti ma manca il ricambio generazionale

“Il Molise – prosegue la Simg – presenta delle caratteristiche particolari. E’ la seconda regione meno densamente popolata in Italia dopo la Basilicata. In Molise ci sono solo 3 centri sopra i 20mila abitanti, 2 sopra i 10mila, mentre gli altri sono tutti molto piccoli, spesso con meno di 2mila abitanti, se non poche centinaia. Pur non essendoci in assoluto un numero di mmg inferiore alle necessità, questa realtà frammentata e l’età media elevata sia della popolazione che della stessa classe medica rischia di essere fonte di disservizi”. Domenico Castaldi, segretario Simg Molise precisa che “attualmente il Molise è una delle poche regioni in cui il rapporto tra medici di famiglia e pazienti è superiore al normale, visto che c’è un medico ogni 900 persone. Tuttavia, più del 50% dei medici di famiglia ha più di 65 anni e, in assenza di un adeguato ricambio generazionale, nel giro di 3-4 anni ci troveremo nella stessa situazione del resto d’Italia. Negli ultimi anni la Regione ha messo a disposizione 150 borse, ma solo in 30 sono rimasti in Molise. Nelle piccole realtà, in particolare, ci sono le popolazioni più fragili, i grandi anziani con più fattori di rischio, per i quali la capillarità e l’assistenza domiciliare sono fondamentali. La struttura del territorio, con lunghe distanze, mezzi pubblici ridotti e inadeguati per i pazienti fragili rende complicate le visite. Poiché da diversi anni la regione è commissariata, molti clinici optano per altre aree del Paese: un fenomeno che coinvolge anche gli ospedali e che si riverbera sul territorio”.

La medicina generale ‘a macchia di leopardo’ in Umbria

La presenza dei medici di medicina generale in regione “si sviluppa a macchia di leopardo: le zone cittadine non hanno carenze particolari, mentre nelle aree rurali, sulla dorsale appenninica, nel sud, al confine con le Marche, nella Val Nerina vi sono delle carenze importanti, tanto che alcuni medici ancora in formazione sono già coinvolti nell’assistenza alla popolazione, vista la mancanza finora di un ricambio generazionale adeguato – continua la Simg -. In media, sui circa 40 posti del corso di Medicina generale, in Umbria gli iscritti sono circa la metà: ciò significa che ogni anno viene formato un numero di colleghi inferiore alla metà del reale fabbisogno – rimarca Pietro Tasegian, segretario Simg Umbria – L’età media anche in Umbria è elevata e in crescita. Per questo cerchiamo di essere molto attivi nell’assistenza territoriale, soprattutto a domicilio, al fine di evitare ospedalizzazioni per patologie croniche che potrebbero essere ben gestite sul territorio. Questo rende necessario un’efficiente organizzazione delle attività dell’ambulatorio di medicina generale, cosa non semplice soprattutto nelle zone più interne, dove ci sono carenze per il turnover generazionale. L’auspicio è che le istituzioni favoriscano un’evoluzione della nostra professione con una formazione adeguata, con la dotazione di strumenti come ecografi, spirometri, elettrocardiografi, con l’avvio di un processo di digitalizzazione, con l’acquisizione di competenze specifiche che permettano al medico di famiglia di erogare molteplici servizi sul territorio con efficienza”.

 

 

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