«La pazienza dei camici bianchi è finita». I sindacati lanciano la manifestazione del 30 novembre e fissano la prima giornata di astensione dal lavoro per il 12 dicembre
Le organizzazioni sindacali dichiarano per il prossimo 12 dicembre uno sciopero generale di 24 ore dei medici, veterinari e dirigenti sanitari dipendenti del SSN, «riservandosi di individuare successivamente altre giornate e di attivare ulteriori iniziative di protesta», si legge in una nota.
Le organizzazioni sindacali aderenti (ANAAO ASSOMED – CIMO – AAROI-EMAC – FP CGIL MEDICI E DIRIGENTI SSN – FVM Federazione Veterinari e Medici – FASSID (AIPAC-AUPI-SIMET-SINAFO-SNR) – CISL MEDICI – FESMED – ANPO-ASCOTI-FIALS MEDICI – UIL FPL COORDINAMENTO NAZIONALE DELLE AREE CONTRATTUALI MEDICA E VETERINARIA) spiegheranno le ragioni della protesta in un incontro in programma il prossimo 30 novembre presso la Sala Capranichetta in Piazza Montecitorio, aperto ai professionisti della sanità, alla stampa, ai parlamentari di Camera e Senato e alle associazioni di rappresentanza dei cittadini.
LEGGI ANCHE: MEDICI E DIRIGENTI SANITARI: SCATTANO ASSEMBLEE E SCIOPERI. INTERSINACALE: ECCO I MOTIVI DELLA PROTESTA
Intanto, elencano in una nota i motivi che li hanno spinti a dichiarare la giornata di sciopero:
«- denunciano i contenuti della legge di bilancio 2018 all’esame del Parlamento, in quanto reiterano politiche sempre meno orientate all’obbligo di rispondere ai bisogni di salute dei cittadini, secondo principi di equità e sicurezza, ed escludono con pervicacia la sanità pubblica dalla ripresa economica in atto fino a renderla non più sostenibile se non dalle tasche dei cittadini;
– condannano l’assenza di segnali di attenzione ai medici, ai veterinari ed ai dirigenti sanitari dipendenti del Ssn, al valore ed al peso del loro lavoro, alla importanza dei loro sacrifici nella tenuta del servizio sanitario;
– stigmatizzano lo stallo del rinnovo del contratto di lavoro, dopo 8 anni di blocco legislativo, che contribuisce alla mortificazione del ruolo, della autonomia, della responsabilità professionale ed al peggioramento di condizioni di lavoro insostenibili a fronte di livelli retributivi fermi al 2010;
– deplorano l’assenza di politiche nazionali a favore di una esigibilità del diritto alla tutela della salute dei cittadini omogenea in tutto il Paese, nel rispetto dell’art. 32 della Costituzione, in una logica di federalismo sanitario di abbandono;
– additano le poltiche degli ultimi governi come responsabili di quel fallimento del sistema formativo che sta,contemporaneamente, desertificando ospedali e territori e condannando alla precarietà ed allo sfruttamento decine di migliaia di giovani».
LEGGI ANCHE: PERMESSI, FERIE, ASSENZE: ECCO COME STA CAMBIANDO ALL’ARAN IL CONTRATTO SANITA’