Grazie al progetto “Common Approach for REfugees and other migrants’ health”, coordinato dall’Istituto nazionale salute, migrazioni e povertà, in 12 mesi sono state consegnato oltre 340 tessere sanitarie elettroniche dei migranti. Il Direttore Generale, Concetta Mirisola: «Italia capofila in un percorso di prima accoglienza attento ai bisogni di salute dei migranti e alla formazione del personale»
Tessere sanitarie elettroniche che contengono tutti i dati di salute e le indicazioni delle cure ricevute. Le prime 342 sono state consegnate a partire da gennaio ad altrettanti migranti arrivati in Italia nei punti di raccolta di Lampedusa e Trapani-Milo. Così, con tutte le informazioni “portatili” e concentrate in una tessera digitale aggiornabile, al migrante potrà essere garantita una continuità delle cure anche se dovesse spostarsi in altri Paesi europei.
È questo uno dei risultati del Progetto “Care-Common Approach for REfugees and other migrants’ health”, cofinanziato dalla Commissione Europea e condotto da un partenariato composto dall’Istituto nazionale salute, migrazioni e povertà (INMP), che ne è coordinatore, e 14 enti degli altri Paesi partecipanti (Grecia, Malta, Slovenia e Croazia). Il progetto ha avuto inizio ad aprile 2016 e termina il 31 marzo prossimo, ma la distribuzione delle tessere sanitarie digitali ai migranti continuerà negli hotspot in Sicilia ma anche negli ambulatori INMP a Roma.
Ma come funzionano le tessere? Attraverso un sistema informatico, si è creata appunto una scheda sanitaria elettronica con i dati relativi allo stato di salute del singolo migrante, riscontrati al suo arrivo. I dati sono registrati come file criptato salvato su un dispositivo portatile che viene consegnato direttamente al migrante. La portabilità dei dati sanitari a cura del migrante, al momento del suo trasferimento in altro centro permette dunque di assicurare la massima efficienza nella sua presa in carico da parte di altri medici, assicurando la continuità assistenziale e terapeutica. I contenuti nel dispositivo portatile potranno infatti essere letti sul computer del nuovo medico, attraverso un applicativo scaricabile. È quindi possibile aggiornare la scheda sanitaria del migrante in tutto il suo percorso, anche in caso di trasferimento in altri paesi europei. Questo, ha commentato il Ministro della Salute Beatrice Lorenzin, «è un esempio di umanità ma anche di buona salute, sapendo investire nel nostro futuro, e credo sarà un ottimo esempio per molti altri Paesi. Le malattie – ha aggiunto – non viaggiano con gli immigrati».
E per il direttore generale INMP, Concetta Mirisola, i risultati di Care dimostrano come l’Italia sia «capofila in un percorso di prima accoglienza attento ai bisogni di salute dei migranti». Con Care sono stati inoltre sperimentati un protocollo per la determinazione dell’età anagrafica dei minori stranieri non accompagnati all’interno degli hotspot ed una piattaforma per la sorveglianza delle malattie. Altro obiettivo, sfatare falsi miti e pregiudizi sulla presenza di migranti. Per questo partirà nei 5 paesi coinvolti una campagna informativa per innalzare la conoscenza dei cittadini, spiega l INMP, «su quanto c’è di vero e di falso circa le comuni convinzioni sulla salute dei migranti e per diffondere nella popolazione messaggi veri, basati sull’evidenza scientifica circa la salute dei migranti».
I messaggi riguardano, ad esempio, l’errato timore di contagio viaggiando sui mezzi pubblici con migranti, la possibilità che i migranti portino malattie ormai superate nei nostri paesi e, infine, che i migranti siano portatori di malattie infettive. In Italia sono stati stampati 830 poster e 45000 cartoline che verranno diffuse sul territorio nazionale grazie alla collaborazione di Ferrovie dello Stato e altri partner. Per promuovere l’alfabetizzazione dei migranti sui loro diritti sanitari sono inoltre state realizzate brochure 5 lingue.