Secondo molti “una mossa politica” più che una soluzione alla pandemia. Il vaccino russo ha ricevuto l’approvazione prima di iniziare i controlli randomizzati e i professionisti sanitari non vogliono farne uso
Da qualche settimana Vlamir Putin e i suoi funzionari, con grande clamore, hanno annunciato l‘approvazione del vaccino russo contro Covid-19. Aggiungendo di avere almeno un miliardo di dosi pronte per essere lanciate, per mettere il punto fine alla pandemia peggiore del secolo. Tuttavia, il resto del mondo sembrerebbe aver ignorato lo Sputnik V – questo il nome del vaccino – bollandolo come poco sicuro.
Convinzioni che i funzionari russi, specie il ministro della Salute Mikhail Murashko, hanno definito «totalmente infondate». Anzi, in una conferenza stampa Murashko ha parlato proprio di «concorrenza e vantaggi competitivi percepiti dai colleghi stranieri». Sul New York Times invece, l’avventura russa con il vaccino viene bollata come una semplice “mossa politica”. E a giustificare questa convenzione ci sarebbero i dubbi proprio dei medici autoctoni.
Ma come è possibile che, mentre gli altri vaccini entrano solo ora nelle fasi cliniche, lo Sputnik V sia già pronto? Semplice, perché ha saltato tutti i test con controlli randomizzati ed estesi. Ovvero le fasi necessarie per assicurare sia sicurezza che efficacia del prodotto. Dunque non solo è potenzialmente pericoloso, ma non sappiamo neppure se funzioni davvero.
Così gli scienziati di tutto il mondo si sono finalmente trovati d’accordo su qualcosa: l’aspra critica del prodotto russo. Ma dall’interno chi ha realizzato il vaccino – l’Istituto Gamaleya con il direttore Aleksandr Gintsburg – ha definito il respingimento del proprio prodotto «una lotta per la quota di mercato». Mentre uno degli investitori, Kirill Dmitriev, ha siglato: «Siamo certi di avere il vaccino migliore, più testato ed efficace al mondo».
Dmitriev ha giustificato questo gesto come una decisione degli scienziati. Lo Sputnik V sarebbe stato realizzato con lo stesso approccio di un vaccino contro l’Ebola che ha avuto successo. In più, pochi mesi prima della pandemia, si erano trovati a esaminare negli studi clinici un vaccino per una sindrome respiratoria causata da un altro coronavirus. Per ora, la Russia sta trattando per esportare il suo prodotto e autorizzarne la produzione in 20 paesi. Tra cui Brasile, Cuba e Arabia Saudita.
Il Ministero della Salute ha però insistito per inviare le prime dosi agli operatori sanitari e agli insegnanti russi. Ma i medici si sono mostrati riluttanti. Anche i sindacati hanno invitato gli iscritti a non prendere il vaccino. In un sondaggio online solo il 24% dei medici partecipanti ha affermato di sentirsi sicuro nell’utilizzare Sputnik V. Per contro, Putin ha assicurato di averlo già inoculato in sua figlia. Nel mentre il presidente del comitato etico del Ministero della Salute, dottor Aleksandr Chuchalin, si è licenziato e ha rifiutato di commentare.
Tutti sembrano pensare che la motivazione politica abbia accecato il governo e affrettato l’approvazione di un prodotto ben lontano dall’essere pronto per tutti. Anastasia Vasilyeva, direttrice del sindacato Doctor’s Alliance, ha commentato: «I medici non sono stupidi, sanno cosa può fare un medicinale non testato».