In Commissione Sanità al Senato audizione degli eurodeputati Procaccini e Tardino che hanno relazionato sui lavori della Commissione LIBE. Il via libera del Parlamento Ue dovrebbe arrivare entro giugno. Il Digital Green Pass non metterà fine, tuttavia, alle misure di restrizione in vigore negli Stati dell’Unione
Anche il Parlamento italiano vuole capire meglio che struttura avrà il Digital Green Pass europeo allo studio di Parlamento e Commissione europea che permetterà di semplificare i viaggi all’interno dell’Unione con una certificazione anti-Covid. Ad approfondire il tema è stata la Commissione Sanità del Senato che ha ascoltato in audizione gli europarlamentari Nicola Procaccini (Fratelli d’Italia) e Annalisa Tardino (Lega), entrambi membri della Commissione per le libertà civili, la giustizia e gli affari interni (LIBE) che si sta occupando del tema.
Per facilitarne l’adozione entro l’estate, i deputati hanno deciso di applicare la procedura d’urgenza che consente un esame parlamentare più rapido delle proposte della Commissione, nel pieno rispetto delle sue prerogative.
«È sbagliato parlare di passaporto vaccinale», ha spiegato l’eurodeputato Procaccini che ha annunciato che il varo arriverà entro la sessione plenaria di giugno del Parlamento Ue. «Il regolamento del Certificato verde digitale non stabilisce l’eliminazione delle restrizione dei singoli Stati membri», ha chiarito l’eurodeputato.
Il Digital Green Pass attesterà che una persona è stata vaccinata contro il Covid-19, ha ottenuto un risultato negativo al test (anche quelli rapidi) oppure è guarito dal Covid-19 (attraverso il test sugli anticorpi).
«È fondamentale la difesa del principio di non discriminazione. Il testo finale del regolamento non dovrà comportare neanche indirettamente effetti discriminatori verso chi non è stato ancora vaccinato o non si vuole vaccinare» sottolinea Procaccini.
L’adozione di una certificazione valida su tutto il territorio dell’Unione servirà proprio ad evitare misure differenziate: ad esempio, non saranno ammesse discriminazioni tra i diversi vaccini effettuati. Non sono ammessi, per ora, nemmeno i test di autodiagnosi.
Il Digital Green Pass sarà gratuito anche se, fa notare Procaccini, per avere il test antigenico occorrerà pagare e questo «è un costo che ricade sul cittadino che vuole muoversi tra uno Stato e l’altro».
Resta poi sul campo anche il nodo della privacy sul quale molte delegazioni al Parlamento Ue stanno chiedendo garanzie: «La conservazione di questi dati sarà affidata ai singoli Stati membri che emettono il certificato e durerà al massimo per il periodo in cui i documenti sanitari possono essere utilizzati per la libera circolazione. Lo Stato membro di destinazione potrà verificare l’autenticità del certificato ma non archiviare i dati», chiarisce Procaccini.
«Il 14 aprile è la data in cui il Coreper, il Comitato dei rappresentanti permanenti, dovrebbe formalizzare la sua posizione sul Digital Green Pass» ha spiegato l’eurodeputata Tardino che ha poi evidenziato come «il provvedimento debba seguire l’evoluzione costante delle conoscenze mediche scientifiche» e le disposizioni di EMA e ECDC.
«Il lavoro delle istituzioni sta proseguendo su due binari: il lavoro legislativo a Bruxelles e il lavoro tecnico per mettere in piedi l’infrastruttura digitale nei singoli Stati. È fondamentale che quando il Digital Green Pass sarà approvato gli Stati membri siano già pronti ad emetterlo» continua Tardino.
«È un punto di partenza importante per il settore turistico. Eviterà che gli Stati si organizzino in maniera bilaterale mettendo fine a un “dumping turistico”. Resta la necessità di coordinare le misure restrittive tra gli Stati membri. È uno strumento di facilitazione ma sta agli Stati membri farne buon uso», conclude Procaccini.
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