Il presidente della Regione Emilia Romagna all’attacco della sanità lombarda: «Finchè ci siamo noi, no al modello lombardo. La centralità della sanità sarà pubblica perchè un povero deve essere curato allo stesso modo di un ricco». La replica: «Da noi ogni paziente viene curato a prescindere dalla sua condizione economica»
«No al modello lombardo della sanità perché un povero deve essere curato allo stesso modo di un ricco». «Caro presidente, in Regione Lombardia ogni paziente viene curato a prescindere dalla sua condizione economica. Far intendere che nella nostra regione un povero non sia curato come un ricco è un’affermazione inaccettabile». È duro il botta e risposta tra il Presidente della Regione Emilia Romagna (e presidente della Conferenza Stato-regioni) Stefano Bonaccini e il governatore della Lombardia Attilio Fontana. Ad accendere la miccia la replica di Bonaccini a Lucia Borgonzoni, leghista e sfidante per il centrodestra alla guida della Regione Emilia Romagna dove si andrà al voto il 26 gennaio. «La mia avversaria legittimamente dice: ‘se arrivo io modello lombardo’. Invece finchè ci siamo noi, modello lombardo no! La centralità della sanità sarà pubblica perchè un povero deve essere curato allo stesso modo di un ricco» ha Bonaccini intervenendo all’attivo unitario di Cgil, Cisl e Uil a San Lazzaro di Savena, nel Bolognese.
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Non si è fatta attendere la replica di Attilio Fontana, presidente leghista della Regione Lombardia. «Caro presidente Bonaccini, in Regione Lombardia ogni paziente viene curato a prescindere dalla sua condizione economica. Anzi, ricordo che il 70% delle prestazioni effettuate nelle nostre strutture ospedaliere è totalmente esente dal pagamento del ticket» ha sottolineato Fontana commentando le parole di Bonaccini. Poi l’ex sindaco di Varese ha rincarato la dose: «Ricordo al collega Bonaccini che proprio nell’ottica di venire incontro alle categorie più bisognose abbiamo integrato le esenzioni nazionali, con quelle regionali rivolte a: cittadini con età uguale o superiore a 66 anni (fino a un reddito familiare fiscale annuale pari a 18mila euro); a pazienti affetti da patologie croniche e da malattie rare. Proprio grazie alla collaborazione tra pubblico e privato, inoltre – prosegue -, tutti i cittadini, anche provenienti da altre regioni o talvolta Stati, possono accedere alle cure dei più importanti Irccs (Istituti di ricovero e cura a carattere scientifico) privati, come il San Raffele o l’Humanitas. Il modello lombardo è riconosciuto come un’eccellenza per questa virtuosa collaborazione, ma è al pubblico che viene lasciata la governance».
«Comprendo la dialettica elettorale – ha concluso Fontana -, ma far intendere che nella nostra regione un povero non sia curato come un ricco è un’affermazione inaccettabile».
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