In Italia un minore su 10 è fumatore abituale, quasi la metà ha fumato, ha provato a fumare o fuma ogni tanto. I dati presentati all’Istituto Superiore di Sanità in occasione della Giornata Mondiale senza tabacco
Il fumo non causa solo il cancro o problemi polmonari. Può essere anche all’origine di malattie cardiovascolari, come infarti e ictus. A puntare i riflettori su un legame forse poco conosciuto è l’Organizzazione Mondiale della Sanità, che, in occasione della Giornata Mondiale senza tabacco di quest’anno, si è unita alla Fondazione Mondiale per il Cuore (World Heart Federation).
Se le malattie cardiovascolari sono il principale motivo di morte naturale al mondo, causando 17,9 milioni di decessi ogni anno, il fumo, attivo e passivo, è la maggior causa di malattie cardiovascolari, contribuendo a circa tre milioni di morti l’anno. «La maggior parte delle persone sa che fumare causa cancro e malattie polmonari, ma molti non sanno che può letteralmente frantumare anche il cuore», ha commentato il Direttore Generale dell’OMS Tedros Adhanom Ghebreyesus.
Per la giornata, l’OMS ha anche pubblicato un nuovo rapporto, che mette in luce un calo importante dell’utilizzo del tabacco dal 2000 ad oggi, ma ancora non sufficiente per raggiungere gli obiettivi concordati a livello mondiale: se all’inizio del millennio fumava il 27% della popolazione, nel 2016 tale percentuale è scesa al 20%.
Numeri che invece non risultano in calo in Italia, dove al contrario i fumatori appaiono in leggero aumento: sono 12,2 milioni, quando nel 2017 se ne registravano 11,7 milioni. Questo rivelano i dati presentati dal Centro Nazionale Dipendenza e Doping dell’Istituto Superiore di Sanità in occasione della Giornata Mondiale di oggi. Un report con un focus allarmante sui giovani: un minore su dieci è infatti consumatore abituale di tabacco; quasi la metà ha fumato, ha provato a fumare o fuma ogni tanto e, tra quelli abituali, più della metà fuma anche cannabis. I ragazzi tra i 14 e i 17 anni accendono la prima sigaretta alle scuole secondarie di secondo grado e una piccola percentuale addirittura inizia a fumare alle scuole elementari (9-10 anni).
«È necessario potenziare sistemi di prevenzione primaria per scongiurare questa nuova linea di tendenza che vede il consumo di tabacco anche tra i giovanissimi – dice il Presidente dell’ISS Walter Ricciardi – prima che a questa dipendenza se ne associno altre altrettanto o più pericolose».
L’identikit del giovane fumatore abituale è tratteggiato nell’indagine EXPLORA realizzata su un campione rappresentativo di 15.000 ragazzi tra i 14 e i 17 anni. Sono soprattutto maschi, frequentano istituti professionali e licei artistici, i genitori hanno un livello di istruzione medio-basso e non controllano le spese dei figli, risultano propensi al rischio e hanno una percezione del proprio rendimento scolastico mediocre o appena sufficiente. I giovani fumatori abituali, inoltre, sono quelli che fanno meno sport e che bevono più energy drink. Il dato preoccupante, inoltre, fotografa un maggiore consumo di alcolici tra i fumatori abituali, fino a quattro consumazioni di birra e super alcolici a settimana. Addirittura un 12% dichiara di aver avuto episodi di binge drinking 3 o più volte nell’ultimo mese. Il dato cresce a dismisura sul consumo di droghe: più della metà dei fumatori abituali (il 65,6%) ha fumato almeno una volta anche cannabis nell’ultimo anno rispetto al 2% dei non fumatori.
Un capitolo a parte è dedicato al consumo della sigaretta elettronica. «La maggior parte degli svapatori è un consumatore duale – dice Silvio Garattini, Direttore dell’Istituto di ricerche farmacologiche “Mario Negri” – consuma cioè sia sigarette tradizionali che e-cig. Altro dato del rapporto è quello che riguarda i prodotti del tabacco di nuova generazione, il tabacco riscaldato: in tre anni la notorietà di questi prodotti è più che raddoppiata».
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