Nel mondo il maggior numero di casi segnalati finora, terapie intensive in difficoltà in Europa e Nord America. Dalla conferenza Oms di Ginevra, il dg Ghebreyesus si complimenta con l’Italia per le misure per ridurre il contagio
«La scorsa settimana ha visto il maggior numero di casi di Covid-19 segnalati finora. Molti Paesi dell’emisfero settentrionale stanno assistendo a un preoccupante aumento dei casi e dei ricoveri. E le unità di terapia intensiva si stanno riempiendo al massimo in alcune aree del mondo, in particolare in Europa e Nord America». Tedros Adhanom Ghebreyesus, direttore generale dell’Organizzazione mondiale della Sanità, ha aperto così la conferenza settimanale di Ginevra di aggiornamento su Covid-19.
«Durante il fine settimana – ha proseguito – un certo numero di leader ha valutato criticamente la propria situazione Covid-19 e ha preso provvedimenti per limitare la diffusione del virus. Comprendiamo la stanchezza da pandemia Covid-19 che le persone stanno provando. Sta chiedendo un tributo mentale e fisico a tutti. I leader devono bilanciare le interruzioni della vita quotidiana e dei mezzi di sussistenza con la necessità di proteggere gli operatori sanitari e i sistemi sanitari man mano che le terapie intensive si riempiono».
Ghebreyesus ha snocciolato alcune delle comuni difficoltà conseguenti alla pandemia: «Lavorare da casa, bambini che fanno scuola a distanza, non essere in grado di celebrare eventi con amici e familiari o non essere lì per piangere i propri cari: è dura, e la pandemic fatigue è reale. Ma non possiamo arrenderci. Non dobbiamo arrenderci».
«Apprezziamo la gestione di Paesi come l’Italia e la Spagna, che hanno messo in campo azioni per proteggere i più vulnerabili e al contempo per ridurre la corsa del virus. Controllare l’epidemia e proteggere i vulnerabili si può fare, e non è solo una responsabilità dei governi» ha insistito, nominando anche l’Italia e ricordando che «ogni cittadino può fare la propria parte».
Il termine “seconda ondata” è improprio secondo gli esperti di Ginevra, in quanto suggerisce una stagionalità del virus. Si tratta invece di un nuovo picco di casi, dopo quello della primavera. «Non ci sono soluzioni magiche a questa epidemia, solo il duro lavoro dei leader a tutti i livelli della società, operatori sanitari, tracciatori di contatti e singoli individui».
«Nessuno vuole più i cosiddetti lockdown. Ma se vogliamo evitarli, dobbiamo tutti fare la nostra parte. La lotta contro questa pandemia è un affare di tutti», è l’esortazione del dg Oms. «Non possiamo avere la ripresa economica che vogliamo e vivere le nostre vite come facevamo prima della pandemia. Ma possiamo mantenere i nostri figli a scuola, possiamo mantenere aperte le attività, possiamo preservare vite e mezzi di sussistenza. Possiamo farlo. Ma dobbiamo tutti fare compromessi, compromessi e sacrifici».
«Da Dakar a Melbourne, da Milano a Islamabad, da New York a Pechino. Quando i leader agiscono rapidamente e in modo scientifico, il virus può essere controllato», ha concluso. Infine, ha fatto un cenno sul vaccino, confermando che si attende per fine anno o inizio 2021. Il richiamo a «evitare il nazionalismo vaccinale» è sempre centrale. Finora sono 184 i paesi che si sono uniti alla Covax Facility per condividere il vaccino. «È più efficace vaccinare qualcuno in ogni Paese che tutti in qualche Paese. Questo è in effetti nell’interesse di tutti i Paesi del mondo», ha ricordato Ghebreyesus.
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