Al Congresso Aiom il viceministro della Salute Pierpaolo Sileri ha aperto ai farmaci biosimilari in oncologia: «Sì all’inizio del trattamento, da valutare con lo specialista per i pazienti più difficili. Hanno la stessa efficacia e sicurezza con un risparmio maggiore»
«Sia il Fondo per i farmaci oncologici innovativi sia quello per gli innovativi non oncologici saranno rinnovati per il triennio 2021-2023». Lo ha annunciato il viceministro della Salute Pierpaolo Sileri intervenendo al Congresso Aiom (Associazione italiana oncologia medica) che si è svolto al Marriott Hotel di Roma, ha confermato lo stanziamento di 500 milioni di euro all’anno per rifinanziare nei prossimi tre anni sia il Fondo destinato ai farmaci oncologici sia quello per i farmaci innovativi.
Sileri ha tracciato, nell’intervista a Sanità Informazione, la linea da seguire per garantire al maggior numero di pazienti l’accesso alle terapie più innovative: «Porre attenzione a tutto il percorso oncologico, puntare sulla prevenzione primaria e secondaria e sui corretti stili di vita, investire in screening su tutto il territorio nazionale».
Senatore Sileri, quali sono i punti critici, ancora, del percorso oncologico e su cosa bisogna lavorare?
«Bisogna lavorare su tutti i punti, anche quelli non critici, affinché non diventino critici in futuro. È necessario diffondere la cultura della prevenzione primaria attraverso corretti stili di vita e lotta al tabagismo, che è responsabile di gran parte dei tumori. Va fatto un controllo del territorio, del clima e dell’ambiente. Con la cosiddetta prevenzione secondaria si mira a individuare la malattia quando è più facilmente curabile e si raggiunge attraverso campagne di screening più efficaci e più compartecipate soprattutto al sud. Spesso, infatti, in queste zone vengono fatte a macchia di leopardo e i pazienti non vanno a fare i controlli che vengono proposti. Dobbiamo invogliare i pazienti a farli e ampliare le campagne di screening. E poi, bisogna lavorare su tutto il percorso della cura e della terapia: più innovazione tecnologiche, più disponibilità di farmaci con un uso corretto dei farmaci stessi e tutti i percorsi a valle della dimissione del paziente. Questo significa aiutare le famiglie che sborsano soldi per aiutarsi o aiutare chi in casa è malato, migliorare l’accesso alle cure palliative e palliative pediatriche e la terapia del dolore. Bisognerà potenziare a ogni livello le risorse destinate alla cura del paziente oncologico così come sarà necessario allocare risorse per il controllo adeguato dei pazienti che sono sopravvissuti al tumore e individuare i fattori di rischio nelle famiglie».
Il fondo per i farmaci innovativi sarà confermato?
«Sì. Stiamo parlando di 500 milioni di euro per i farmaci innovativi e 500 milioni di euro l’anno per i farmaci oncologici per il triennio 2021-2023».
Sì ai farmaci biosimilari?
«Certamente sì. I farmaci che hanno un’equivalenza dal punto di vista terapeutico e di sicurezza e hanno un costo inferiore devono far parte dell’armamentario terapeutico dei nostri medici, almeno come primo trattamento. Per i pazienti più difficili o che hanno già fatto switches farmacologici o in remissione, i biosimilari sono una possibilità da valutare insieme allo specialista. Questo verrà valutato poi da chi segue il paziente, ma avere a disposizione farmaci a un costo inferiore con medesima efficacia consente di ampliare la platea di soggetti che possono beneficiare di quelle terapie».