Il meccanismo previsto dalla legge Lorenzin impedirebbe a quasi il 60% degli attuali presidenti degli Ordini dei Medici di ricandidarsi alla stessa carica. Un emendamento al Milleproroghe ha tentato di annullare, ai fini del computo dei mandati, quelli svolti prima dell’entrata in vigore della legge. Il testo è poi stato ritirato, ma l’ex ministro della Salute Giulia Grillo avverte: «Ci riproveranno»
Si inizia a respirare aria di elezioni, nel mondo degli Ordini delle professioni sanitarie. Il culmine si raggiungerà nei prossimi mesi, quando medici e professionisti sanitari saranno chiamati alle urne per rinnovare le cariche ordinistiche. Ma che la posta in gioco sia alta è evidente sin da ora. Una serie di movimenti registrati nelle ultime settimane suggerisce infatti che qualcosa stia già bollendo in pentola. Le prossime saranno le prime elezioni a seguire le nuove regole stabilite dalla legge Lorenzin che, tra le altre cose, ha introdotto il divieto di coprire una stessa carica ordinistica per più di due volte consecutive. Una previsione che, per rimanere nel mondo dei medici, impedirebbe a quasi il 60% degli attuali presidenti di ricandidarsi alla presidenza.
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Ma è sull’interpretazione della norma che si è scatenato il dibattito, raccontato ai microfoni di Sanità Informazione dall’onorevole Giulia Grillo, deputata del Movimento Cinque Stelle ed ex ministro della Salute, che si è opposta con forza ad un emendamento al Milleproroghe che tentava di prorogare l’applicazione del limite dei due mandati al primo rinnovo degli organi successivo all’entrata in vigore della legge Lorenzin, specificando che «ai fini del computo del predetto limite non rilevano i mandati svolti prima di tale rinnovo». Di fatto, un semaforo verde al terzo, quarto o addirittura quinto mandato per alcuni apicali grazie all’introduzione di un ‘mandato zero’ da cui far partire il conto.
«Noi troviamo insulsa l’idea di prorogare l’entrata in vigore di questa regola – commenta la Grillo – che non è assolutamente giustificabile. Non serve ai cittadini né ai professionisti, ma solo ad alcune persone che già ricoprono queste cariche e vorrebbero continuare in eterno ad occupare la poltrona. Ebbene, lascino spazio ad altri».
«Si tratta di un principio democratico di uguaglianza di accesso alla carica elettiva – aggiunge l’Onorevole – perché è chiaro che chi ricopre la funzione di presidente per tanti anni sarà agevolato nell’elezione rispetto ad altri. Principio che è stato anche riconosciuto dalla Corte costituzionale che, con la sentenza 173 del 10 luglio 2019, si è espressa sul limite del doppio mandato previsto per gli Ordini degli Avvocati».
Nella sentenza, la Consulta stabilisce infatti che il divieto del terzo mandato consecutivo favorisce il fisiologico ricambio all’interno dell’organo, immettendo “forze fresche” nel meccanismo rappresentativo e bloccando il rischio di cristallizzazione della rappresentanza. La Corte ha inoltre stabilito che il tetto dei due mandati consecutivi vale anche per i mandati iniziati prima dell’entrata in vigore della legge.
L’emendamento è poi stato ritirato anche a seguito della presa di posizione della Grillo, ma la questione non è ancora chiusa: «Mi continuano ad arrivare messaggi, da parte di qualcuno della maggioranza ma non del Movimento Cinque Stelle, che continua a spingere in questa direzione e sta cercando di convincermi a cambiare posizione. Credo quindi che ci si voglia riprovare, ma io non cambio idea», conclude l’ex Ministro.
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