E’ davvero chiuso il tragico capitolo che ha causato 11.315 morti, su un totale di 28.637 casi in due anni? Con la dichiarazione per la Liberia, ultimo Paese ad aver registrato casi di contagio, di “Ebola free” arriva direttamente dall’Oms la possibile fine della pandemia. Ma è una vittoria apparente, perché un ultimo caso isolato è stato comunque registrato nei giorni scorsi in Sierra Leone. Apparente, anche perché il virus di cui stiamo parlando ritorna, dopo periodi di latenza, ciclicamente dal 1976.
È infatti la stessa Oms a ribadire un monito fondamentale: «Non bisogna abbassare la guardia». In Liberia si tratta della terza dichiarazione, dopo che nei primi due casi la malattia si è ripresentata a mesi di distanza. Il criterio ufficiale per stabilire la fine di un’epidemia, è attendere che trascorra il doppio del tempo di incubazione del virus – 42 giorni dopo che gli ultimi casi accertati sono diventati negativi – senza che si verifichino nuovi contagi. L’attesa di questo periodo sembra confermare che nel paese la trasmissione da uomo a uomo del virus è cessata. I tre paesi più colpiti da questa epidemia senza precedenti sono Guinea, dove si è verificato il primo caso nel dicembre del 2013, Sierra Leone e, appunto, Liberia. Il picco di contagi si è registrato nella seconda metà del 2014, con centinaia di morti alla settimana, calando decisamente nel 2015, grazie anche ad una massiccia ma tardiva mobilitazione internazionale.
Proprio l’esempio della Liberia però, sottolinea l’Organizzazione, non autorizza a prestare minore attenzione: «L’attivazione di team pronti a una risposta rapida in caso di nuovi contagi rimane fondamentale », si legge nell’ultimo bollettino sull’epidemia. E il mondo sembra aver imparato la lezione: è necessario formare ed informare adeguatamente chi è in prima linea e non solo. Dai villaggi sperduti nel cuore dell’Africa alle strutture sanitarie più all’avanguardia dell’occidente, è indispensabile mettere a disposizione degli operatori sanitari le conoscenze e gli strumenti migliori, le competenze scientifiche più autorevoli e l’organizzazione più efficace per gestire il ritorno di Ebola e di altre devastanti pandemie.