Al Forum Risk Management di Firenze emerge l’insoddisfazione degli assessori verso l’ultima stesura del Patto per la Salute: «Sarebbe una sciagura per il paese non firmare il Patto entro il 31 dicembre» sottolinea l’assessore alla Sanità della Regione Piemonte
«Così com’è il punto sui commissariamenti previsto nel Patto della Salute lo respingeremo». Luigi Icardi, assessore alla sanità della Regione Piemonte e coordinatore della Commissione Salute della Conferenza delle Regioni, non usa mezzi termini per esprimere l’insoddisfazione nei riguardi dell’ultima versione del Patto della Salute uscita dal tavolo tecnico e arrivata sul tavolo delle regioni.
Il motivo è presto detto: il Mef vuole stringere ancora di più i cordoni della borsa e chiede il commissariamento delle regioni con un disavanzo dell’1% mentre ora serve il 5%. «Sarebbero graditi degli advisor che ci aiutino a risolvere i problemi, mentre il commissariamento non è uno strumento che accetteremo e non daremo l’intesa su questo punto» sottolinea Icardi a Sanità Informazione. Per Icardi la mancata firma del Patto entro il 31 dicembre sarebbe una “sciagura”.
Assessore, oggi è arrivata una nuova versione del Patto della Salute. Che novità ci sono?
«È la 33asima edizione del tavolo tecnico tra regioni, Mef e Ministero della Salute. Adesso il testo è al vaglio della parte politica. Peró presenta molte criticità: sui commissariamenti, sul personale. Noi da tempo chiediamo un provvedimento emergenziale per far fronte alla carenza di medici ma anche per tutto il personale infermieristico. Ci mancano tante professionalità e i tetti di spesa imposti dal Mef ci impediscono di fare assunzioni. Ci sono problematiche per l’inserimento del sociale all’interno dei fondi sanitari. Insomma ci sono molti punti che oggi abbiamo sviscerato in Commissione. Entro due giorni avremo un documento con tutte le richieste di integrazione e di modifica. Anche l’idea del Mef di portare dal 5% all’1% il disavanzo per arrivare al commissariamento è una idea che dobbiamo respingere con forza anche perché i commissariamenti hanno dimostrato nel corso degli anni di non risolvere i problemi. Non è prendendo una deriva centralista che è fuori dal tempo e dallo spazio politico che possiamo risolvere i problemi della sanità considerando soprattutto che è una materia concorrente come dice l’articolo 117 della costituzione tra lo Stato e le Regioni».
Lei a proposito di commissariamento ha detto: affiancamento si, commissariamento no. Che vuol dire?
«Ho già ipotizzato una soluzione: noi non rifiutiamo né respingiamo i controlli anzi ben vengano però se il controllo, anche alla luce dell’impianto dei Lea, sarà presto rivisto noi non ne sappiamo i limiti. Io credo che un controllo, degli advisor che ci aiutino a risolvere i problemi sarebbe gradito, mentre il commissariamento non è uno strumento che accetteremo e non daremo l’intesa su questo punto».
Se non si chiude entro il 31 dicembre che succede?
«Sarebbe un grave danno per tutti perché la legge prevedeva l’approvazione del Patto per poter erogare i 2 miliardi di incremento del fondo sanitario nazionale. Sarebbe una sciagura per tutti ma non per le regioni, per il nostro Paese».