«C’è un tema che riguarda la responsabilità penale del medico che probabilmente andrà rivisto», spiega il senatore del Partito Democratico, Giovanni Pittella che lancia la proposta di un articolo unico di modifica insieme al collega Misiti
Rendere la Legge Gelli-Bianco maggiormente efficace, rivedere la responsabilità penale del medico vessato dall’aumento esponenziale dei contenziosi. A poco più di due anni dall’entrata in vigore della legge 24 continua il dibattito sulla necessità di tutelare maggiormente i camici bianchi. A raccogliere le istanze del mondo medico è il senatore del Partito Democratico Giovanni Pittella, che in occasione del convegno promosso dal Collegio Italiano dei Chirurghi dal titolo “Malpractice, informazione, pubblicità ingannevole e suggestiva: un danno per il SSN”, ha annunciato un’azione legislativa insieme al collega della Camera, il pentastellato Carmelo Massimo Misiti.
«Ci sono alcuni aspetti da rivedere», spiega l’onorevole Pittella a margine dell’incontro. La proposta dovrebbe far fronte alle 35mila azioni legali che ogni anno vessano i camici bianchi e delle quali oltre il 90% si risolve a favore di quest’ultimi, con l’unico risultato di rappresentare un costo sia per il medico sia per il paziente. «C’è un tema che riguarda la responsabilità penale del medico che probabilmente andrà rivisto, – continua Pittella – sono venute fuori delle proposte. Il sottoscritto, insieme all’onorevole Misiti alla Camera molto probabilmente nelle prossime ore presenteremo una proposta di un articolo unico di modifica su questo punto».
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Il punto è che «non si può scaricare tutta la responsabilità sul medico» precisa l’onorevole alla domanda su quale sarà l’indirizzo che verrà dato alla legge. «C’è una vecchia frase che io ho imparato quando mi sono laureato: il medico ha l’obbligo dei mezzi, non dei fini. Si è capovolta la situazione, cioè dal medico si pretende che si dia un risultato che spesso non si può ottenere, ma non per imperizia del medico o per condotta ignorante, ma perché la malattia è grave, non ci sono i mezzi e le tecnologie sufficienti, vi è anche una componente legata al destino, al fato, che incide, e allora bisogna mettere nel giusto novero il tema medico-paziente».
«Dobbiamo tornare al vecchio rapporto per il quale il paziente si rivolgeva al medico come a suo fratello, a suo padre, – conclude il senatore – confidando non soltanto le sue malattie ma anche gli altri problemi, e il medico deve essere quell’uomo che si fa carico dei problemi del paziente anche sul piano psichico e psicologico e non soltanto sul piano fisico».