È battaglia sulla norma che consente di accedere a queste professioni per chi ha lavorato per un periodo minimo di 36 mesi, anche non continuativi, negli ultimi 10 anni. M5S difende provvedimento, opposizioni e associazioni di categoria non ci stanno
C’è chi lo considera una sanatoria. E chi invece un provvedimento necessario per salvare il posto di lavoro di chi già opera nel Sistema sanitario nazionale. Sta facendo discutere il comma 283 bis del maxiemendamento alla legge di Bilancio approvato al Senato la settimana scorsa e ora all’esame della Camera dei deputati. Nell’emendamento viene in pratica allargata la possibilità di accedere a queste professioni con una deroga alla legge 42 del 1999. Basta aver svolto professioni sanitarie infermieristiche, ostetrica, riabilitative, tecnico-sanitarie e della prevenzione senza il possesso di un titolo abilitante per l’iscrizione all’albo professionale, per un periodo minimo di 36 mesi, anche non continuativi, negli ultimi 10 anni. Sarà sufficiente avere questo requisito per continuare a svolgere questi lavori previsti dal profilo della professione sanitaria di riferimento, purché ci si iscriva, entro «il 31 dicembre 2019, in appositi elenchi speciali ad esaurimento (da costituire entro 60 giorni con decreto del ministero della Salute) e istituiti presso gli Ordini dei tecnici sanitari di radiologia medica e delle professioni sanitarie tecniche, della riabilitazione e della prevenzione, fermo restando che tale iscrizione non si tradurrà in un’equiparazione».
Vengono così ampliate le maglie della legge 3 del 2018 che istituiva gli Ordini delle Professioni sanitarie e che impone a circa 250mila professionisti, dai fisioterapisti ai podologi, dai logopedisti ai tecnici di laboratorio, di iscriversi agli Albi e confluire nel nuovo maxi-Ordine dei Tecnici sanitari di radiologia medica e delle professioni sanitarie tecniche, della riabilitazione e della prevenzione (Federazione nazionale Ordini Tsr-Pstrp).
Smentisce qualsiasi sanatoria il Ministro della Salute Giulia Grillo che ha rivendicato in post su Facebook la bontà della norma: «Nessuna sanatoria per gli abusivi, ma si salva il posto per quei 20mila operatori già presenti nelle strutture sanitarie pubbliche e private. Non sarà un via libera per tutti – aggiunge il Ministro – ma solo per chi dimostrerà di avere i titoli e di aver lavorato per almeno 36 mesi in 10 anni. Non si toglie nulla a chi è iscritto agli albi delle professioni sanitarie e non si creano equipollenze. Non creiamo abusivi e finalmente si mette fine al caos prodotto da una giungla di corsi regionali che negli anni hanno creato situazioni incontrollabili. Abbiamo evitato che 20mila famiglie di lavoratori finissero in mezzo a una strada. Questa è la realtà, tutto il resto è disinformazione».
Sulla stessa lunghezza d’onda la presidente della Commissione Affari Sociali della Camera Marialucia Lorefice che ha lavorato alla norma: «L’emendamento in manovra sugli operatori sanitari non è una sanatoria, si tratta di intervenire nell’unico modo possibile per evitare che 20mila persone e più si ritrovino da un giorno all’altro licenziate o a non poter più esercitare un’attività per cui avevano i titoli previsti dalla legge fino all’entrata in vigore del decreto Lorenzin. Per poter lavorare, queste persone hanno fatto i corsi a norma di legge e sono già nel sistema sanitario, ma oggi rischiano di diventare abusivi. Evitiamo questa assurdità, senza togliere nulla agli operatori iscritti all’albo e senza equipararli a loro. Questo lo scopo dell’emendamento inserito in manovra», ha scritto Lorefice sul Blog delle Stelle.
Ma le assicurazioni di governo e maggioranza non hanno messo a riparo il provvedimento da critiche anche severe. Il Presidente del maxi Ordine TSRM-PSTRP Alessandro Beux contesta il provvedimento pur riconoscendo la necessità di salvaguardare il lavoro di chi opera nel Sistema sanitario non avendo i requisiti per iscriversi all’Ordine.
«Il Legislatore è stato sensibile nei confronti di questa esigenza – spiega Beux – ma il modo in cui l’ha fatto non è stato così accurato come avrebbe dovuto. Negli ultimi mesi abbiamo più volte e in più modi suggerito al Legislatore di essere adeguatamente stringente, affinché della sua giusta protezione potessero beneficiare solo coloro che ne avevano diritto».
Poi spiega: «L’emendamento 283-bis della legge finanziaria 2019, invece, non ha recepito quanto suggerito: un esplicito richiamo alle modalità di assunzione, all’inquadramento e alla retribuzione dei professionisti. La coesistenza coerente di questi tre elementi avrebbe reso l’emendamento efficace solo per coloro che lo meritavano, evitando che lo si potesse interpretare e rappresentare come pericolosa e ingiusta sanatoria. Che l’impostazione alla base dell’attuale emendamento non fosse adeguatamente robusta lo si deduce anche dal fatto che i due precedenti tentativi (41-bis e 1.1688) non sono andati a buon fine, il primo riconosciuto inammissibile dalla Commissione bilancio della Camera dei Deputati, il secondo ritirato da una dei firmatari».
Infine Beux chiarisce che gli Ordini TSRM PSTRP non iscriveranno abusivi, nemmeno agli elenchi speciali: «Stante la situazione creatasi, il decreto ministeriale previsto dall’emendamento 283-ter e la sua applicazione all’interno degli Ordini dovranno essere opportunamente stringenti, escludendo a valle quel che si sarebbe dovuto escludere a monte, attraverso un’attenta valutazione dei percorsi formativi».
Più dura la presa di posizione dell’AIFI (Associazione italiana fisioterapisti) secondo cui «la manovra contiene quella che potrebbe essere la più grande sanatoria per abusivi di professioni sanitarie della storia. Volevano salvare posti di lavoro e invece hanno scritto un monstrum giuridico inaccettabile che di fatto legalizza l’abusivismo».