Sanità 26 Agosto 2014 10:45

Quando il cuore grande della solidarietà batte per i più piccoli 

Da oltre dieci anni il prof. Giovanni Stellin cura le malformazioni cardiache dei bimbi eritrei

Un intervento chirurgico, anche complesso, se eseguito in strutture adeguate e da mani competenti, può salvare una vita. Ma quel che a noi sembra quasi ordinario, in tante, troppe zone del mondo è ancora straordinario: veri e propri miracoli

E, a volte, si tratta di miracoli in carne e ossa… e camice bianco. E’ il caso del prof. Giovanni Stellin, cardiochirurgo pediatrico, che, insieme alla sua equipe, da anni regala la speranza di una vita migliore ai bambini dell’Eritrea.

La sua è una materia molto delicata, e lo è ancora di più nei casi di popolazioni meno fortunate…
Sicuramente sì: quasi un neonato su cento nasce con malformazioni cardiache congenite. Il nostro obiettivo è permettere a questi bimbi di crescere, diventare adulti e condurre una vita normale. Il servizio sanitario italiano, per fortuna, include il trattamento di questi bambini, ma pensiamo ai Paesi meno sviluppati o in via di sviluppo – come l’Eritrea – dove le risorse sono minime: i bambini eritrei cardiopatici andrebbero incontro al loro destino se non ci fossero team stranieri che operano lì per correggerne le malformazioni.

Lei, insieme ad alcuni suoi colleghi, ormai da dieci anni è protagonista di missioni umanitarie per aiutare questi bambini…
In autunno saremo alla nostra decima missione: siamo contenti di poter fare qualcosa per chi ha meno di noi. Il nostro impegno in questi dieci anni è stato molto forte: svolgiamo 1 o 2 missioni all’anno, e abbiamo creato un team locale composto da personale medico e paramedico con l’obiettivo di renderlo, nel giro di poco tempo, in grado di operare autonomamente sul territorio. A mancare sono le risorse: ogni volta, dall’Italia dobbiamo portare lì tutto il materiale necessario , che però, fortunatamente, spesso viene donato dalle aziende.

Quali sono le realtà che vi sostengono in queste missioni?
Sicuramente l’associazione “Un cuore un mondo Padova Onlus”, nata più di vent’anni fa dai genitori di bambini operati a Padova. Questo ente, che tra i suoi scopi annovera la ricerca e l’assistenza delle famiglie che arrivano a Padova per l’intervento, si è dedicata molto anche alle missioni in Eritrea, e spero che continuerà a farlo.

Come diceva, la prossima missione sarà in autunno…
Sì, a novembre, e la stiamo già preparando nel dettaglio. Queste missioni hanno alle spalle un’organizzazione capillare: ogni 2 settimane ci confrontiamo per fare il punto sulle risorse raccolte, per preparare il cargo, spedire il materiale, e coordinarci con l’equipe locale.

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