«Siamo costretti a registrare un’altra vittima del sistema di depotenziamento e demedicalizzazione del sistema di emergenza territoriale. Lo abbiamo detto, lo ribadiamo: no ad ambulanze senza medici a bordo. No a una demedicalizzazione del 118, che, secondo gli studi presenti in letteratura, fa drasticamente diminuire le possibilità di sopravvivenza dei pazienti critici che attivano il […]
«Siamo costretti a registrare un’altra vittima del sistema di depotenziamento e demedicalizzazione del sistema di emergenza territoriale. Lo abbiamo detto, lo ribadiamo: no ad ambulanze senza medici a bordo. No a una demedicalizzazione del 118, che, secondo gli studi presenti in letteratura, fa drasticamente diminuire le possibilità di sopravvivenza dei pazienti critici che attivano il sistema dell’emergenza. La diagnosi e la terapia sono competenza del medico e hanno un documentato valore salvavita».
È amareggiato il presidente della Federazione nazionale degli Ordini dei Medici Chirurghi e degli Odontoiatri (FNOMCeO), Filippo Anelli, commentando le notizie di stampa che registrano la morte di una ragazza di quattordici anni avvenuta domenica pomeriggio a Chiavenna, in provincia di Sondrio, in seguito a un malore. Nel Comune non era disponibile un’ambulanza con il medico rianimatore a bordo e la giovane ha dovuto attendere a lungo l’arrivo di un’eliambulanza.
«È imprescindibile una presenza capillare dei medici sulle ambulanze, così come previsto dalle normative vigenti, e in particolare dal decreto ministeriale 70/2015 – continua Anelli –. Smantellare il servizio, utilizzare il task shifting per trasferire competenze dai medici ad altro personale sanitario riduce la qualità delle cure e, soprattutto in emergenza, rischia di provocare danni irreparabili».
«La situazione è grave e richiede risposte immediate – conclude -. Tutti i cittadini sono uguali e hanno il diritto di accedere ai medesimi servizi indipendentemente dalla regione o dal territorio in cui vivono o in cui, come in questo caso, si ammalano; è pertanto necessario che si uniformino, a livello di tutto il territorio nazionale, gli standard di risposta del Sistema 118, assicurando la presenza congiunta di medici e infermieri nei mezzi di soccorso, necessaria al fine di salvaguardare la salute di tutti i pazienti. La situazione attuale, non garantendo standard di risposta omogenei, non fa altro che aggravare le disuguaglianze di salute all’interno del Paese».