I governatori di centrodestra contestano la volontà da parte del ministro Speranza di rimuovere il Dg di Agenas Francesco Bevere. Rilievi anche sulle norme per le assunzioni
«Mi auguro che il Ministro Speranza non porti fino in fondo un gesto che significherebbe una frenata nei rapporti e nella collaborazione tra Ministero della salute e Regioni in materia di sanità». L’assessore alla sanità della Regione Veneto Manuela Lanzarin, così come molti suoi colleghi, ha dato sfogo all’insoddisfazione delle regioni per la volontà del ministro della Salute Roberto Speranza di procedere allo spoil system in Agenas, l’Agenzia nazionale per i servizi sanitari regionali, con la rimozione del direttore Francesco Bevere. «Ha tutta la nostra stima. Ha lavorato con competenza e correttezza ed è opportuno che continui a farlo» sottolinea Lanzarin a cui fa eco l’assessore alla Sanità della Regione Sicilia Ruggero Razza: «Per la Sicilia, ma sono convito che sia così anche per tutte le altre Regioni, l’Agenas è un ente pubblico che ha saputo assicurare terzietà, rispetto dei diversi ruoli e che ha accompagnato risultati tangibili. Siamo stati sostenuti da Agenas nell’elaborazione della rete ospedaliera, stiamo lavorando alla rete oncologica e a quella del territorio. Abbiamo adottato una convenzione per proteggere il nostro sistema dal rischio corruzione e siamo impegnati nel disegnare, assieme allo Stato, un progetto di grandi reti nazionali per l’alta specialità. Nella posizione da noi assunta non c’è altro che non sia la difesa di un difficile lavoro che è in corso».
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La plateale disapprovazione delle regioni per questa decisione, soprattutto quelle governate dal centrodestra, rischia di far slittare la firma del Patto per la Salute che dopo l’accordo del 28 novembre sembrava imminente. Come sottolinea Quotidiano Sanità «i giochi sono ancora aperti». Dalle Regioni a guida centrodestra sarebbero arrivate ulteriori osservazioni al testo definitivo del Patto. «Le Regioni – sottolinea QS – chiedono anche di specificare meglio le norme per le assunzioni tra cui il coinvolgimento degli specializzandi nelle corsie degli ospedali, a partire dal secondo anno e con una crescente autonomia, la possibilità di mantenere i professionisti in servizio fino a 70 anni e l’opportunità di arruolare medici non specializzati a seguito di un adeguato percorso formativo».