«Sarà punito chi non rispetta le regole, ma i medici di famiglia non lavorano con i servizi segreti, faremo quello che è in nostro potere» così Nicola Calabrese, segretario Fimmg Bari e Presidente Netmedica
Conto alla rovescia per l’entrata in vigore del nuovo GDPR. La questione della privacy riguarda tutti settori compreso quello sanitario e ad adeguarsi non dovranno soltanto essere ospedali e strutture assistenziali ma anche gli studi privati e i medici di base. Esattamente quali saranno gli adempimenti per i medici di famiglia? Quale regole dovranno applicare e sono previste sanzioni per gli non si adeguerà? Lo abbiamo chiesto a Nicola Calabrese, segretario FIMMG Bari e Presidente di Netmedica Italia un portale per MMG che dal 19 maggio mette a disposizione ‘Netmedica privacy’ uno strumento informatico per l’analisi dei profili di sicurezza.
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Dal 25 maggio il codice della privacy è sostituito da una normativa europea: cosa cambierà per i medici di base?
«Dal 25 maggio cambia il livello di attenzione: i medici di famiglia sono sempre stati attenti alla questione privacy, tuttavia con il nuovo regolamento arrivano una serie di novità che spingono il professionista sanitario a migliorare ulteriormente quell’attenzione sempre vigile rispetto alla gestione e al trattamento dei dati dei nostri pazienti. Inoltre la medicina generale è in un momento di sviluppo e cambiamento, sono diverse le figure professionali che si muovono all’interno del settore e che stanno lentamente subentrando. Dunque questa contemporaneità tra l’applicazione della normativa e la trasformazione lenta ma irreversibile che sta subendo la medicina generale, è arrivata al momento giusto perché sarà possibile chiarire una serie di questioni da sciogliere».
Questioni da sciogliere: sembrerebbe esserci qualche incertezza sull’applicazione della normativa. Lei che ne pensa?
«Ci sono delle incertezze legate ad una serie di figure che non è ancora chiaro in che campo esattamente si muoveranno e chi le ricoprirà: c’è la questione del DPO – il responsabile della protezione del dato – che sicuramente per gli ospedali e laboratori di analisi è fondamentale e sarà una figura a parte, ma per gli altri ambiti sanitari? Ci sono chiare indicazioni del garante della privacy su praticamente tutti i campi ma non esattamente per la medicina generale. Probabilmente il medico che lavora da solo non ha questo tipo di obbligo, per le altre situazioni invece si sta valutando. Io credo che probabilmente sarà necessaria un’interlocuzione con chi di dovere perché l’obiettivo è la massima performance della medicina generale su questa tematica».
A suo parere quali sono i vantaggi e gli svantaggi per il medico? Ossia, questo nuovo regolamento determinerà maggiore fiducia tra medico e paziente oppure ulteriori vincoli procedurali?
«L’impostazione del Garante sul regolamento va nella direzione di tutelare il diritto del cittadino, è chiaro che all’inizio dover adeguare le procedure rispetto alle indicazioni nuove che arrivano dall’Europa, potrà dare qualche disagio nella normale attività quotidiana. Tuttavia credo che la maggiore tutela del dato, visto che trattiamo informazioni molto delicate, dati sanitari sensibili, determini una maggiore fiducia tra medico e paziente che probabilmente ne beneficerà».
Si parla anche di sanzioni per chi non rispetta le regole: il regolamento è chiaro su questo aspetto?
«Il regolamento è chiaro su questo aspetto: chi non rispetta le procedure e non segue le indicazioni incorre in sanzioni ed è altrettanto chiaro che l’obiettivo è dimostrare che si è fatto di tutto per non venir meno ai propri doveri. Purtroppo oggi le procedure illegali per poter hackerare dati nonostante tutte le restrizioni, sono sofisticate e in continuo progredire, ma la medicina generale non fa il lavoro dei servizi segreti. I rischi esistono ma l’obiettivo è dare il massimo per tutelare i diritti dei nostri pazienti».