L’europdeputato della Lega contesta «l’assenza dello Stato» e i «comportamenti poco chiari» delle compagnie assicurative e ricorda: «I medici di famiglia svolgono un servizio pubblico in convenzione con il SSN e hanno rappresentato un filtro essenziale durante la fase virulenta della pandemia»
«Le compagnie assicurative riconoscano anche a medici di famiglia, infermieri, farmacisti, dentisti, pediatri che hanno un’attività libero-professionale e operano a contatto con il pubblico l’indennizzo di infortunio sul lavoro anche nel caso di contagio o decesso dovuto al Covid-19, al momento considerato solo come malattia». La richiesta arriva dall’europarlamentare della Lega Luisa Regimenti che già nelle scorse settimane si era impegnata in prima persona per estendere l’equo indennizzo garantito al personale sanitario militare a tutti gli operatori sanitari in prima linea nell’emergenza Covid.
Ora però la beffa rischia di riguardare migliaia di professionisti della sanità, dai medici di famiglia agli odontoiatri, che operano in regime di libera professione e che rischiano di essere tagliati fuori dagli indennizzi per il Covid-19 non essendo la malattia riconosciuta come infortunio sul lavoro dalle compagnie assicurative.
«È inaccettabile che senza la copertura Inail questi professionisti vengano esclusi da un giusto risarcimento, garantito invece a chi lavora nelle strutture pubbliche» afferma Regimenti, che aggiunge: «Nella lotta al Covid-19 gli operatori sanitari sono stati messi sotto pressione dall’emergenza e la risposta è stata lodevole, con turni di lavoro stravolti, tanti malati salvati, un impegno costante, sacrifici, rischi quotidiani. Eroi, sono stati chiamati. Tutto ciò nonostante la mancanza di dispositivi di protezione individuale e di adeguati protocolli di sicurezza».
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«I medici di famiglia, tra l’altro, svolgono un servizio pubblico in convenzione con il Servizio Sanitario Nazionale – sottolinea Regimenti, che è anche responsabile Sanità nel Lazio per il Carroccio e svolge la professione di medico legale e delle assicurazioni – e hanno rappresentato un filtro essenziale durante la fase virulenta della pandemia. È una situazione inaccettabile, alimentata da uno Stato assente e superficiale e da atteggiamenti poco chiari da parte delle compagnie di assicurazione, con le quali i medici hanno stipulato delle polizze. L’allarme resta alto come dimostrano i dati diffusi dalla Fondazione Gimbe, secondo la quale nei mesi di maggio e giugno i contagi tra medici, infermieri e operatori socio sanitari sono stati 7596, ovvero il 26,5% del totale, una percentuale maggiore rispetto a quella del periodo emergenziale, mentre sono saliti a 172 i medici di base e 14 i farmacisti deceduti. Mi auguro – conclude l’europarlamentare – che si riesca a trovare al più presto una soluzione, perché la sanità va protetta, sostenuta e garantita e non possono esserci eroi di serie A e di serie B».
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