La sentenza è arrivata dopo oltre 20 anni. Anche il Pm aveva chiesto l’assoluzione: non furono svolti gli accertamenti necessari a sostenere l’accusa di omicidio colposo plurimo. L’ex Direttore generale del servizio farmaceutico del ministero della Sanità è già stato condannato in via definitiva per le tangenti nel settore della sanità
Si è concluso con l’assoluzione di Duilio Poggiolini il processo “Sangue Infetto” a Napoli. Dopo oltre venti anni, gli imputati non sono stati riconosciuti colpevoli di aver causato decessi attraverso l’immissione sul mercato di farmaci emoderivati realizzati con sangue di dubbia provenienza.
Il processo ha avuto un lungo iter: il passaggio chiave nel 2005, quando il gup dispose l’archiviazione dell’accusa di epidemia colposa e contestualmente l’imputazione coatta per il reato di omicidio colposo plurimo.
Anche il Pm Giugliano aveva chiesto l’assoluzione. Poggiolini all’epoca dei fatti, negli anni ’80, era il Direttore generale del servizio farmaceutico del ministero della Sanità. Il pubblico ministero Giugliano aveva evidenziato che in sede di indagini preliminari – partite da Trento ma poi il fascicolo finito fu trasmesso per competenza a Napoli – non furono svolti gli accertamenti necessari a sostenere l’accusa di omicidio colposo plurimo. Oltre a Poggiolini, nella veste di imputati figuravano anche un ex manager del Gruppo Marcucci, un ex infermiere e i dipendenti di un’azienda specializzata nella raccolta e il trasporto di sangue.
A nulla sono valse le accuse di colpa generica e specifica per avere sottovalutato le misure di prevenzione che la comunità internazionale imponeva già all’inizio degli anni ‘90.
In questi anni le persone contagiate hanno potuto contare su un indennizzo, disposto per legge nel 1992, e molte di loro sul risarcimento arrivato al termine del processo civile. Duilio Poggiolini, intanto, già da tempo è stato condannato in via definitiva per le tangenti nel settore della sanità e sta risarcendo lo Stato.