All’incontro Wired Health la titolare della Salute ha parlato di una “cabina di regia” per combattere le fake news: «C’è necessità di comunicare meglio soprattutto temi scientifici. Per questo sono andata in Rai chiedendo di incominciare ad utilizzare l’informazione pubblica per creare una cultura sulla sanità con le prime nozioni di pronto soccorso»
Abbattere le liste d’attesa e rendere digitalizzato tutto il percorso di prenotazione, gestione e pagamento degli esami su tutto il territorio italiano: è questa la sfida lanciata dal ministro della Sanità Giulia Grillo durante l’evento Wired dedicato all’innovazione nel campo della salute in collegamento con il direttore Federico Ferrazza. «La strada da percorrere per avere una completa digitalizzazione – ha sottolineato il Ministro – è ancora lunga, sia a livello strutturale, sia per il cittadino per accedere al sistema di prenotazione, quindi una delle più grandi sfide per i prossimi anni sarà di avere in maniera omogenea su tutto il territorio una completa digitalizzazione nella prenotazione, abbattendo liste d’attesa, spostamenti fisici, pagamenti».
Negli Stati Uniti sono state approvate delle terapie digitali, in Italia ed in Europa siamo indietro, quando pensa si possa recuperare questo gap?
«Non sono una fan del sistema americano perché là si può avere accesso a certi tipi di cure solo se si ha un’assicurazione che copre le spese. Da un punto di vista digitale invece sono molto avanti. L’idea è di essere un Paese più all’avanguardia, oggi abbiamo una situazione a macchia di leopardo con realtà innovative ed altre arretrate. Ciò che è imbarazzante è che le migliori realtà non siano in rete, io cerco di lavorare in quella direzione per far sì che si possa ottenere una certa omogeneità di scambio in tutto il Paese. Se le Regioni riusciranno ad essere più generose, andremo più veloci, ma per dare una spinta cercheremo di dare alla sanità digitale una veste più nuova e cercheremo di puntare su due o tre progetti centrali per essere più al passo con i tempi».
A proposito di spinta centrale e territori, il capitolo 5° ha dato molta autonomia alle regioni, oggi proprio alcune regioni chiedono più autonomia ancora, non c’è il rischio che si aumenti il gap tra chi ha un’ottima sanità e chi ne ha una meno brillante?
«Il gap che esiste è il risultato di un ritardo generato da altri, affinché oggi occorre avere una strategia che intervenga su questo».
In che modo?
«Ho nominato da poco un Consiglio superiore della Sanità con professionisti che lavorano già in strutture internazionali con terapie avanzate, chiederò a questo consiglio di ridurre il gap per fare andare avanti chi è indietro e non frenare chi è più avanti».
Nei giorni scorsi lei ha detto che negli ultimi anni si è eroso il rapporto di fiducia tra scienza e cittadini, in che modo si possono combattere le fake news in ambito della salute e che ruolo deve avere la politica?
«Per combattere le fake news in ambito di informazione scientifica, sto immaginando una cabina di regia per tradurre le informazioni di cui abbiamo bisogno, ma a cui è difficile accedere per la difficoltà degli scienziati di comunicare e di noi cittadini di comprendere questo tipo di informazioni. Ciò che è importante è tradurre in concetti semplici temi complicati. La strada della trasparenza serve a recuperare la fiducia tra cittadini ed operatori sanitari. Importante è tradurre concetti complessi con parole semplici per arrivare a tutti. C’è necessità di comunicare meglio soprattutto temi scientifici. Per questo sono andata in Rai chiedendo di incominciare ad utilizzare l’informazione pubblica per creare una cultura sulla sanità con le prime nozioni di pronto soccorso, e anche lì la digitalizzazione ci può aiutare. Ho chiesto ad esempio di creare una app sulla maternità dove siano contenute le informazioni certificate perché il web è pieno di informazioni e alcune sono scorrette. Non è una mission impossible, ma occorre lavorarci e finora non è mai accaduto».
Come è possibile nei prossimi anni rendere sostenibile il Sistema sanitario nazionale visto che lo scenario cambierà? E nella sua visione ci sarà più o meno spesa pubblica?
«Se l’offerta fosse infinita la domanda sarebbe infinita, tutto sta nel programmare la fetta sanitaria e gestire le risorse a disposizione, certo non c’è una ricetta unica, le nuove tecnologie possono costare molto, ma dall’altra parte ci aiuteranno. Sarà necessario ad esempio programmare bene per destinare bene le risorse. La prevenzione sarà uno dei settori su cui investire di più per ridurre l’impatto sulla popolazione di malattie croniche come il diabete. D’altro canto, sarà importante avere poi una sorta di sistema valutativo per sapere se le nuove tecnologie sono più utili e in che modo. Questo diventerà uno strumento chiave per poter fare più velocemente possibile il passaggio verso la digitalizzazione».
Voi avete rinnovato il finanziamento al fondo dei farmaci innovativi che consente anche alle Regioni con conti non brillanti di avere accesso per garantire i farmaci innovativi ai pazienti che rischiano la vita, in tutta Italia. Pensa che questo sia uno strumento che calmiererà le differenze tra regioni, o ce ne saranno altri?
«Uno importante sarà l’istituzione di reti nazionali di alta specialità, siccome saranno costi importanti, sarà necessario evitare sprechi un tema sarà le terapie contro i tumori e in quel caso creare una rete per far ì che il cittadino possa accedere senza migrare, ed evitare che i capitali si concentrino in un unico posto».