Cause per malasanità negli USA: 66.426 risarcite, su oltre 54mila intentate nei confronti dei camici bianchi dal 2005 al 2014; ed è soltanto l’1% dei medici ad avere a carico ben il 32% di tutti i sinistri pagati. Questi sono i risultati di uno studio della Standford University pubblicato recentemente sul New England Journal of Medicine. Per riuscire a rintracciare il loro profilo professionale, e poter poi di conseguenza migliorare la qualità delle cure, i ricercatori americani hanno analizzato le cifre della banca dati National Practitioner e ne è emerso che il rischio di accusa recidiva aumenta con il numero delle precedenti condanne: nell’arco del periodo preso in esame, tra tutti i medici accusati e condannati, l’84% ne ha presa solo una (pari al 68% del totale), il 16% almeno due (pari al 32% del totale), il 4% almeno 3 (pari al 12% del totale). Una più alta percentuale di rischio dipende anche molto dalla specialità del professionista: ad esempio, per un neurochirurgo è di gran lunga superiore rispetto ad uno psichiatra o ad un internista. Tra le categorie a minor rischio, ci sono i pediatri. E ancora, i medici maschi hanno il 38% di rischio in più di una seconda denuncia, rispetto alle colleghe donne. Importante anche il fattore età: i medici under 35 rischiano meno dei colleghi più anziani. Lo studio dimostra che riuscire ad individuare l’esigua minoranza di “malpractitioner” potrebbe ridimensionare queste cifre in rapida ascesa. Anche in Francia, le denunce per malasanità ai danni dei professionisti sono in aumento, ma il dato preoccupante riguarda l’Italia, poiché il numero di denunce è più che raddoppiato negli ultimi 20 anni: ad oggi si registrano circa 30mila denunce ogni anno, circa 2,6 casi ogni 1000 ricoveri. Dal canto loro, i medici si dicono in difficoltà per i costi sempre più alti delle polizze assicurative che sono obbligati a stipulare.