Con il termine ingannevole ‘Giovani medici’ o ‘Junior Doctors’, s’intendono tutti i medici che non hanno ancora completato il percorso di specializzazione. Un periodo che va dai cinque ai sette/otto anni dal conseguimento della laurea, e che prevede tirocini diversificati a seconda delle strade che si intende intraprendere. Si tratta quindi di una componente fondamentale della sanità pubblica di ogni Paese. Eppure in alcuni Paesi UE si sentono l’ultima ruota del carro della sanità. Ad esempio, nel Regno Unito, dei 55mila giovani medici britannici, circa 37mila (il 67%) sono iscritti alla BMA (British Medical Association) il sindacato di categoria dei medici, che ha organizzato lo sciopero del 12 gennaio scorso e programmato il successivo in data odierna, 26 gennaio 2016, sospeso in seguito per via di consultazioni in essere con il Governo in materia di contratto. Infatti, alla base della protesta, c’è la volontà del Governo di modificare i loro orari di lavoro (e le relative retribuzioni) in un modo che i medici considerano inaccettabile: significativa riduzione delle ore considerate “straordinarie” senza aumento di stipendio, e avanzamento di carriera non più legato all’anzianità ma alla formazione extra. Sul sito del SNJMG, il Sindacato nazionale dei giovani medici di base francesi (Syndicat National des Jeunes Médecins Généralistes) si legge il sostegno totale per i fratelli d’Oltremanica, mentre i colleghi italiani annunciano altre due date di sciopero continuativo, dopo quella del 16 dicembre scorso: il 17 e il 18 marzo 2016 la sanità del belpaese si bloccherà nuovamente, e stavolta per ben 48 ore. Nel palesare il generale malcontento, vogliono ribadire il loro ‘no’ ai tagli delle prestazioni erogate ai cittadini e “all’indifferenza del governo ai problemi della Sanità”.