Tutori, occhiali, apparecchi acustici, busti ortopedici, ausili per la mobilità personale e pacemaker sono solo alcuni dei dispositivi medici più utilizzati; bastano, però, a far capire quanto la loro presenza incida sulla qualità della vita di milioni di persone che, grazie a queste tecnologie, possono vivere serenamente la propria quotidianità. Secondo il Rapporto sulla spesa rilevata dalle strutture sanitarie pubbliche del Ssn per l’acquisto di dispositivi medici 2014, curato dal Ministero della Salute italiano, gli Stati Uniti d’America sono leader mondiale in produzione e consumo, rappresentando complessivamente il 40% del mercato globale, seguiti dall’Europa che ne detiene il 25%, dal Giappone con il 17%, lasciando al resto del mondo circa il 15%.
Lo scorso anno, il mercato statunitense equivaleva a oltre 125 miliardi di dollari (Espicom, 2015), con previsioni di un tasso di crescita media annuale fino al 2018 di 6,1%. In Europa, lo stesso mercato costa 5,67 miliardi di euro, in salita del 9,1% rispetto all’anno precedente, e genera un fatturato di circa 100 miliardi di euro l’anno impiegando oltre 575mila persone (Eucomed, 2013). Germania, Francia, Gran Bretagna, Italia, e Spagna costituiscono il 70% del fatturato totale. Cifre in crescita a livello mondiale, rispetto al 2013, per cui gli analisti stimano che il tasso di crescita del settore sarà del 5% (CAGR) entro il 2020, raggiungendo un fatturato complessivo di 514 miliardi di dollari (EvaluateMedTech, 2014).