Sanità 23 Marzo 2022 13:21

“Science for Ukraine”, scienziati e ricercatori europei fanno rete per aiutare i colleghi ucraini

La community ha come scopo quello di trovare bandi e opportunità per consentire ai ricercatori ucraini di poter continuare studi e ricerche in Europa. Raccolte già più di ottocento offerte di sostegno da 48 paesi. Anche in Italia si muove il mondo accademico

di Francesco Torre
“Science for Ukraine”, scienziati e ricercatori europei fanno rete per aiutare i colleghi ucraini

«Noi ricercatori di 37 paesi europei, esprimiamo il pieno sostegno all’Ucraina che sta soffrendo per l’invasione russa. L’Ucraina è parte della comunità accademica europea e noi saremo al fianco dei nostri colleghi ucraini». È questo l’incipit del manifesto di un gruppo di studenti “dissidenti” dell’Europa centrale che ha lanciato una call for action in aiuto di colleghi e ricercatori ucraini rimasti, a causa della guerra, senza più possibilità di continuare il proprio lavoro e i propri studi.

La nascita di Science for Ukraine

Nasce da questi presupposti “Science for Ukraine”, una community europea di studenti e ricercatori che ha come obiettivo quello di raccogliere notizie di bandi e opportunità nelle università del vecchio continente dove i ricercatori ucraini potranno trovare ospitalità. Lunga la lista delle istituzioni che collaborano all’iniziativa: dal Max Planck Unit for the Science of Pathogens in Germania all’olandese Leiden University Medical Center, fino al Ministero dell’Educazione e della Scienza della Lettonia.

«Abbiamo voluto richiamare l’attenzione sui problemi degli studiosi e sulla necessità di mantenere l’Ucraina nello Spazio europeo della ricerca – spiega a Sanità Informazione Maciej Maryl, ricercatore alla Polish Academy of Sciences e membro del coordinamento della community -. Quindi le offerte di supporto hanno iniziato a fluire attraverso le nostre reti e sui social tramite Twitter. Così la nostra collega Sanita Reinsone, dell’Università della Lettonia, ha impostato l’account Twitter e il sito web per conservare tutte quelle offerte in un unico posto».

La solidarietà degli studenti europei non si è fatta attendere e l’iniziativa sta riscuotendo grande successo. «In questo breve periodo – continua Maciej Maryl – abbiamo raccolto più di ottocento offerte di sostegno da 48 paesi, con il potenziale per soddisfare i bisogni di più di tremila individui. L’ampiezza della risposta è davvero sorprendente, ma non è ancora sufficiente. Alcuni programmi hanno già raggiunto la loro capacità e il numero di richieste di aiuto che riceviamo da studiosi e studenti ucraini è in aumento. Quindi abbiamo bisogno di più opzioni di supporto, ma anche per i colleghi che sono rimasti in Ucraina: dovrebbero essere in grado di collaborare con noi attraverso sovvenzioni a distanza e schemi di tutoraggio».

La rete in Italia

Science for Ukraine ha una rete anche in Italia. A coordinarla sono Marcin Bartosiak dell’Università di Pavia ed Eleonora Losiouk, dell’Università di Padova. E anche in Italia la vicinanza e la solidarietà non sta mancando.

«La pubblicazione delle opportunità e delle posizioni sta crescendo notevolmente, così come le richieste degli studenti – spiega Eleonora Losiouk -. Non è immediato fare i “match”, nel senso che abbiamo ricevuto delle richieste e abbiamo reindirizzato delle persone verso quelle che potevano sembrare delle posizioni aperte. Poi ovviamente si tratta spesso di bandi e ci sono dei tempi da rispettare. Ora stanno velocizzando le procedure però si tratta sempre di posizioni accademiche, con dei tempi tecnici inevitabili».

Losiouk racconta di essere si messa a disposizione anche perché sente vicino il conflitto in Ucraina, date le sue origini bielorusse: «Del resto – fa notare – sulla piattaforma sono tanti i nomi di origine slava».

In Ucraina, intanto, la guerra ha portato alla sostanziale paralisi del mondo accademico: «Quello che sappiamo – conclude Losiouk – ci arriva da parte di ricercatori e studenti che ci scrivono per cercare delle posizioni. Più di una persona ci ha riferito che non può più accedere ai documenti: spesso gli uffici delle università non sono più accessibili o non c’è più personale».

 

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