Ha fatto molto discutere l’indagine sulla percezione della corruzione in sanità realizzata nell’ambito del progetto “Curiamo la corruzione” da Transparency International Italia, Censis, ISPE-Sanità e Rissc. Nel 37% delle aziende sanitarie italiane si sarebbero verificati episodi di corruzione negli ultimi cinque anni, circa un terzo dei casi non sono stati affrontati in maniera appropriata e […]
Ha fatto molto discutere l’indagine sulla percezione della corruzione in sanità realizzata nell’ambito del progetto “Curiamo la corruzione” da Transparency International Italia, Censis, ISPE-Sanità e Rissc. Nel 37% delle aziende sanitarie italiane si sarebbero verificati episodi di corruzione negli ultimi cinque anni, circa un terzo dei casi non sono stati affrontati in maniera appropriata e ammontano a 1 miliardo di euro l’anno gli sprechi nei beni e servizi non direttamente legati alla cura dei pazienti. Ad affermarlo sono gli stessi dirigenti delle 151 strutture sanitarie che hanno partecipato all’indagine. I dati sono stati presentati a Roma nel corso della prima Giornata nazionale contro la corruzione in sanità ed i commenti che ne sono conseguiti stanno avendo una straordinaria eco virale sui social attraverso l’hashtag #curiamolacorruzione. Il Presidente dell’Autorità Nazionale Anticorruzione Raffaele Cantone invita però alla cautela sui numeri e sulla dimensione del fenomeno, visto che «per misurare la corruzione si utilizzano perlopiù dati di percezione» (come riportato solo nella chiusura del rapporto). E sebbene la percezione della corruzione porti il nostro Paese agli ultimi posti in Europa – l’Italia è 61esima in fondo alla classifica, la Francia sta a metà, 32esima – sarebbe opportuno dire che il passaggio dalle percentuali ai valori assoluti presenta addirittura, con una media inferiore a 20 episodi all’anno, un sistema virtuoso, o comunque tra i meno inquinati dei settori pubblici e privati. Dunque, sicuramente sì a #curiamolacorruzione, ma stando attenti a non svilire il nostro SSN e le sue eccellenze.