L’offensiva turca nel nord del paese ha fatto esplodere la crisi umanitaria: in pochi giorni già 200mila gli sfollati. Appello alle parti del conflitto perché tutelino la salute dei civili
L’Organizzazione mondiale della Sanità (Oms) si è detta «estremamente preoccupata per la situazione sanitaria e umanitaria nella Siria nordorientale». In una nota, l’Organizzazione ha sottolineato come siano già 200mila gli sfollati da quando, mercoledì, le forze armate turche hanno lanciato l’offensiva militare ‘Fonte di pace’. L’Oms afferma poi che ci sono pochi operatori sanitari sul campo in grado di fornire assistenza agli sfollati e che sono necessarie cure per 1,5 milioni di persone. L’appello è quindi rivolto alle parti in conflitto, perché tutelino la salute dei civili, compresi gli operatori sanitari e i pazienti.
L’Ospedale di Ras Al-Ain è fuori servizio, mentre quello di Tel Abyad, insieme ad altri due centri per le cure, hanno gravi disfunzionalità. I tre ospedali da campo di Al-Hol hanno limitato i loro servizi a partire dal 12 ottobre come conseguenza dell’escalation militare che ha impedito l’accesso al campo allo staff medico. Sempre il 12 ottobre un centro di stabilizzazione traumatica situato a sud di Ras Al Ain è stato evacuato dopo aver subito un attacco che ha provocato due feriti nel personale e due ambulanze distrutte.
Nonostante la caotica situazione, l’OMS e i suoi partners stanno lavorando per dare una risposta all’urgente bisogno di cure. Almeno 314mila trattamenti, vaccini, medicine per curare 500 traumi sono già stati predisposti nell’hub di Qamishly.