Il ministro della Salute: «Se non aiuteremo tutti i Paesi del mondo a vaccinarsi, molto presto ci arriveranno altre varianti. Serve una rete internazionale capace di assumere decisioni e di detenere una sovranità superiore a quella delle nazioni in tema di sanità»
«Se c’è una cosa su cui bisogna mettere davvero le risorse è il Servizio sanitario nazionale. Servono risorse, è inutile girarci intorno, perché se non investiamo sarà difficile rispettare i principi che sono sulla Carta Costituzionale. Non dobbiamo sprecare questa crisi». Parola del ministro della Salute Roberto Speranza che al Meeting di Rimini, intervenendo nel talk condotto dal presidente della Fondazione per la Sussidiarietà Giorgio Vittadini dal titolo “Nuovi sistemi sanitari nel mondo”, ha voluto sottolineare quanto sia importante non sprecare la lezione imparata dall’emergenza pandemica.
Filo conduttore dell’incontro l’importanza di un sistema sanitario universale che si prenda cura di tutte le persone senza distinzioni di ceto, ma anche la necessità di tornare ad investire sul personale dopo anni di tagli e blocco del turn over.
«Dobbiamo difendere il nostro modello di sistema sanitario universale – ha ribadito Speranza -. L’articolo 32 della Costituzione in poche parole luminose indica la strada che dobbiamo seguire. Nella Carta costituzionale le parole “diritto” e “fondamentale” riferite alla salute sono scritte non a caso una accanto all’altra. I padri costituenti scelsero l’espressione “diritto dell’individuo”: la parola individuo fu scelta perché è la parola più inclusiva possibile. Universalità significa che non conta dove sei nato, il colore della tua pelle o la tua condizione economica, ma che sarai curato. Ogni giorno dobbiamo lavorare per rendere questo principio più vicino alla realtà».
Speranza ha così ricordato come sia fondamentale la partita delle risorse per continuare ad offrire un servizio sanitario universale: «Quando sono diventato ministro, nel settembre 2019, ho trovato una legge di Bilancio con solo un miliardo in più per il SSN rispetto all’anno precedente. Durante la prima legge di Bilancio arrivammo a metterne due di miliardi. Nel 2020 di miliardi in più ne abbiamo messi dieci: sei a regime per sempre, e quattro di spese straordinarie. Ora abbiamo il PNRR con 20 miliardi da investire. In due anni abbiamo ricominciato ad investire sul servizio sanitario nazionale. Per troppi anni sono stati i bilanci a decidere quanto diritto alla salute si poteva tutelare, non deve più accadere».
«Le politiche per la salute non possono essere considerate un fatto locale, territoriale o nazionale, per questo c’è bisogno di una rete internazionale capace di assumere decisioni e di detenere una sovranità superiore a quella delle nazioni». Speranza, nel corso dell’incontro, ha lanciato l’idea di un rafforzamento della cooperazione internazionale in tema di salute: una necessità nata con l’emergenza Covid, dove è stato evidente a tutti che «nessuno si salva da solo».
«Occorre una maggiore capacità di costruire sistemi di rete internazionali – ha spiegato Speranza -. Sui vaccini non si può consumare una terrificante diseguaglianza. È sbagliato sul piano etico, ma è sciocco sul piano dei nostri interessi. Se non aiuteremo tutti i paesi del mondo a vaccinarsi, arriveranno nuove varianti con cui dovremo fare i conti. Quindi dobbiamo imparare a lavorare meglio e insieme. Dobbiamo rendere più forte l’OMS. C’è bisogno di mettere a sistema le nostre intelligenze».
Il titolare di Lungotevere Ripa ha voluto dedicare un lungo passaggio del suo intervento agli «uomini e alle donne» del sistema sanitario, un tributo che è stato seguito da un caloroso applauso della platea della Fiera di Rimini. «Voglio ringraziarli. Un nuovo investimento non può che partire da donne e uomini che lavorano nel SSN».
Poi ha spiegato cosa bisogna cambiare anche su questo fronte: «Ad un certo punto della vicenda Covid nel Paese da un lato si è sviluppata la retorica degli eroi. Dall’altro lato è stata vigente una norma che ha congelato la spesa che le Asl e le regioni potevano fare a quella del 2004 meno l’1,4%. Una norma vigente per 15 anni che ha rappresentato una vera e propria camicia di forza. Nei giorni più drammatici abbiamo comprato mascherine, respiratori, camici, ecc. Ma un medico o lo hai formato o non ce l’hai. Serve un investimento di lungo periodo».
Speranza ha così ricordato che quest’anno le borse di specializzazione in Medicina saranno oltre 17mila, mentre nel 2017-2018 si finanziavano circa 5-6mila borse.
Insieme al titolare della Salute sono intervenuti Walter Ricciardi, presidente della Federazione mondiale delle associazioni di sanità pubblica, e Amitabh Chandra, professore di politica sociale presso la John F. Kennedy School of Government dell’Università di Harvard.
Ricciardi, che è tornato a chiedere la sospensione dei brevetti sui vaccini Covid, ha ricordato che «non esiste un sistema sanitario sovrapponibile all’altro» e che questi «si possono suddividere in tre categorie: la prima è quella in cui i cittadini devono pagare di tasca propria i servizi sanitari. Il secondo tipo è il modello assicurativo sociale con l’obbligo per i cittadini di stipulare un’assicurazione. Se i cittadini sono poveri lo Stato interviene. In alcuni paesi come Italia, Svezia e Danimarca esiste un servizio sanitario nazionale: nessuna distinzione di ceto prima di avere un trattamento sanitario».
Secondo Ricciardi «ci sono investimenti in cui siamo indietro: le condizioni di lavoro e le retribuzioni del personale sanitario. Il passato ci dice che siamo stati imprudenti e imprevidenti: l’investimento in sanità deve essere senza se e senza ma e su questo punto non ci siamo in Ue e in Italia. Spediamo poco per le risorse umane del SSN e per le tecnologie».
Per il professor Chandra la «copertura universale è importante, ma è importante rispondere alla domanda ‘come possiamo ridurre la sofferenza umana?’. Vogliamo vivere in un mondo in cui persone affette da diabete possano accedere all’insulina, però l’ideale sarebbe avere una cura definitiva per chi soffre di diabete. Dobbiamo quindi investire di più nella ricerca».
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