Sanità 16 Novembre 2021 17:52

Spese delle Regioni aumentate con il Covid, l’allarme di Fedriga: «Mancano due miliardi, così saltano i bilanci»

Una delegazione della Conferenza delle regioni ha incontrato i capigruppo di tutti i partiti di Camera e Senato per trovare una soluzione

di Francesco Torre
Spese delle Regioni aumentate con il Covid, l’allarme di Fedriga: «Mancano due miliardi, così saltano i bilanci»

Le spese sostenute dalle Regioni durante i mesi di emergenza Covid rischiano di far saltare i bilanci regionali. L’allarme arriva dalla Conferenza delle Regioni: oggi una delegazione guidata dal presidente Massimiliano Fedriga, governatore del Friuli Venezia Giulia, ha incontrato i capigruppo di Camera e Senato di tutti i partiti proprio per rappresentare ai parlamentari le criticità che investono soprattutto il finanziamento del Servizio Sanitario Nazionale dell’anno in corso e alla tenuta dei bilanci regionali.

I temi affrontati in Conferenza

«Dal potenziamento degli ospedali, alla campagna vaccinale e al personale dedicato, al tracciamento: questo oltre ad essere un impegno mastodontico ha comportato un aumento di risorse dedicate. Parliamo di maggior costi per otto miliardi, solo in parte coperti dalle risorse stanziate dal governo» ha affermato Fedriga nella conferenza stampa al termine dell’incontro. Secondo Fedriga, «è insostenibile che questi costi aggiuntivi siano a carico delle Regioni. Sono risorse che non ci sono e il rischio è che molte vadano in disavanzo, non per cattiva gestione ma per scelte del governo».

Le Regioni sostengono che sono circa 2,2 miliardi le risorse mancanti, un deficit che in qualche modo va sanato e su cui si potrebbe intervenire in fase di sessione di bilancio. Anche Raffaele Donini, assessore alla Sanità dell’Emilia-Romagna e coordinatore della Commissione Salute della Conferenza, ha sottolineato che «ci sono bilanci ordinari che non possono far fronte alle spese straordinarie dovute all’emergenza Covid».

Zona gialla per il FVG?

Fedriga è poi intervenuto sul tema delle restrizioni da adottare in caso di risalita dei contagi, con alcune regioni ormai sull’orlo della zona gialla.

«Intanto guardiamo la parte positiva – ha detto a margine del convegno della Fondazione Italia in Salute – il vaccino funziona. Evita l’ospedalizzazione e riduce drammaticamente i contagi e i rischi per chi si contagia. La parte negativa che abbiamo la conferma che i non vaccinati sono molto più propensi ad andare in ospedale ed avere una malattia grave. Su questo dobbiamo continuare a combattere, le menzogne girano troppo spesso, dobbiamo convincere le persone a proteggere loro stessi e la propria comunità».

«La mia idea è che le restrizioni della zona gialla non valgono per i vaccinati»

«Intanto guardiamo la parte positiva – ha detto a margine del convegno della Fondazione Italia in Salute – il vaccino funziona. Evita l’ospedalizzazione e riduce drammaticamente i contagi e i rischi per chi si contagia. La parte negativa che abbiamo la conferma che i non vaccinati sono molto più propensi ad andare in ospedale ed avere una malattia grave. Su questo dobbiamo continuare a combattere, le menzogne girano troppo spesso, dobbiamo convincere le persone a proteggere loro stessi e la propria comunità».

«La mia idea – ha spiegato Fedriga – è che le restrizioni della zona gialla non valgono per i vaccinati. Chi si è protetto, ha partecipato alla campagna vaccinale, limita le ospedalizzazioni, salvaguarda il sistema di sanità pubblica e non può pagare un prezzo di cui non ha nessuna colpa, perché ha creduto nella scienza e nello Stato». Per il momento però si tratta di un’idea personale di Fedriga: la Conferenza delle Regioni si esprimerà nei prossimi giorni sul tema.

«Le misure di carattere sanitario e di protezione devono essere avanzate dalle autorità predisposte – ha aggiunto – deve essere la parte scientifica a proporle, la politica deve metterle in atto e trovare le soluzioni per farlo. Non confondiamo i due piani, diventa pericoloso. I dati scientifici ci raccontano – ha evidenziato – che i vaccinati che finiscono in ospedale sono quasi totalmente grandi anziani o immunodepressi persone che sviluppano di meno la risposta immunitaria a seguito del vaccino. Un altro messaggio importante da lanciare è che la terza dose, la dose booster, è fondamentale. Dopo sei mesi, le rilevanze scientifiche dicono che c’è un decadimento della risposta immunitaria e dobbiamo rafforzarla. Non dobbiamo avere paura della scienza ma delle fake news».

 

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