Sanità 1 Marzo 2019 13:09

Stati Generali della Farmacia, Cossolo (Federfarma): «Convenzione, uniformità della Dpc e nuovo modello di remunerazione le nostre priorità»

Il presidente del sindacato dei farmacisti elenca ai nostri microfoni le problematiche da affrontare e superare nel prossimo anno di mandato. E sull’autonomia differenziata: «L’assistenza farmaceutica è già sufficientemente regionalizzata e i Lea richiedono uniformità di comportamento»

Stati Generali della Farmacia, Cossolo (Federfarma): «Convenzione, uniformità della Dpc e nuovo modello di remunerazione le nostre priorità»

Frammentazione delle politiche del farmaco attuate a livello regionale, incremento della spesa per acquisti diretti da parte delle Asl e diminuzione delle confezioni erogate in regime di Ssn, remunerazione della farmacia (che andrebbe sganciata dal prezzo del farmaco), tutela delle farmacie rurali. Sono questi solo alcuni dei temi al centro della seconda edizione degli Stati Generali della Farmacia Italiana.

Una grande affluenza di farmacisti (oltre 2.300 titolari) e stakeholder del settore è intervenuta a Roma per consolidare il confronto interno alla categoria e presentare alla politica e alle istituzioni le proposte delle farmacie per migliorare il servizio ai cittadini. Ai nostri microfoni il presidente di Federfarma, Marco Cossolo, spiega quali sono le priorità del prossimo anno di mandato.

«Il 17 marzo presenteremo una relazione su tutto quel che è in via di perfezionamento e completamento. Alcuni progetti sono iniziati e sono, diciamo, al 30 o al 40% della realizzazione. A volte siamo al 20%, altre al 60 o 70%. Tra le principali priorità direi la nuova convenzione, un’uniformità della Distribuzione per Conto, un nuovo modello di remunerazione e regole chiare sulla dispensazione del farmaco in farmacia. Non si può continuare a dire che si vuole la centralità della farmacia nella distribuzione del farmaco e poi comportarsi in modo diametralmente opposto. Credo che sia il momento di far seguire alle parole i fatti. Gli strumenti ci sono. Sediamoci ad un tavolo e discutiamo sulle nostre proposte. La parte pubblica poi può dire di no, ma questa ha comunque il diritto e il dovere di ascoltare».

Siete già intervenuti sul Ddl semplificazione e avete dialogato con le istituzioni. Qual è la “temperatura” del dialogo?

«Devo dire che, fino ad ora, l’interlocuzione è stata proficua. Siamo riusciti a far capire alcune nostre istanze. Ci sono stati alcuni interventi per cercare di attenuare l’impatto del capitale sulla farmacia, anche oltre le nostre aspettative e richieste, e questo è stato possibile grazie proprio ad un lavoro di interlocuzione. È stato compreso quel pezzo che era stato lasciato indietro nella finanziaria del 2017, ovvero la parte relativa all’eliminazione degli sconti sulle farmacie sotto i 150mila euro di fatturato. Credo che il clima sia buono, che ci sia attenzione. Poi capisco che questa è una situazione politica piuttosto fluida e quindi intervenire su tematiche anche delicate sia più difficile. Poi c’è il problema di capire come andranno a finire le autonomie differenziate. Noi stiamo interloquendo, anche con notevoli capacità di ascolto da parte della componente pubblica, per far capire che l’assistenza farmaceutica è già sufficientemente regionalizzata e che i Lea richiedono, perlomeno in questo senso, una certa uniformità di comportamento».

 

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