Parlano i volontari del Soccorso Civile: “disobbediscono” e si autodenunciano in attesa di una legge sull’eutanasia che dia compimento dalle indicazioni della Corte Costituzionale che nel caso di dj Fabo ha tracciato i requisiti per definire non punibile “l’aiuto al suicidio”. Tre di loro indagati: decisione del GIP attesa per il 29 marzo prossimo al Tribunale di Bologna
Sono pronti a disobbedire, pur di offrire il loro aiuto a chi non può farcela da solo. Sono i volontari dell’organizzazione Soccorso Civile, persone che guidano i malati incurabili verso la fine delle loro sofferenze, attraverso il suicidio assistito. Dopo Marco Cappato, che ha sostenuto dj Fabo accompagnandolo fino in Svizzera per porre fine alla sua vita, altre persone sono disposte ad oltrepassare i limiti della legalità in attesa di una legge che regoli la materia e dia compimento dalle indicazioni della Corte Costituzionale che, proprio per il caso di dj Fabo, ha tracciato i requisiti per definire non punibile “l’aiuto al suicidio”. «Ad oggi questi volontari disposti a rischiare un processo e una condanna fino a 12 anni di carcere sono circa una ventina», racconta Rocco Berardo, membro di Giunta dell’Associazione Luca Coscioni e, in qualità di avvocato, componente del collegio giuridico di difesa degli attivisti.
L’aumento del numero di volontari del Soccorso Civile va di pari passo con una crescita, altrettanto esponenziale, delle richieste di aiuto: sono aumentate del 175% le persone alle quali l’Associazione Luca Coscioni, da gennaio ad oggi, attraverso tutti i suoi canali, tra i quali il Numero Bianco sul fine vita (06 9931 3409), ha fornito prima le informazioni e poi, in alcuni casi, un aiuto pratico sul tema. «Stando agli ultimi dati, aggiornati al mese di marzo 2023, sono 919 le chiamate e 1.330 le e-mail ricevute da parte di chi ci ha interpellati dall’inizio di quest’anno per avere informazioni sul fine vita – dice Berardo -. In tutto 2.249 contatti, per una media di 39 al giorno. Tra queste persone, sono 99 quelle a cui abbiamo fornito una bozza di modulo per richiedere il suicidio medicalmente assistito in Italia o i contatti con le associazioni svizzere. Queste cifre segnano un +175% rispetto allo stesso periodo dello scorso».
I dati parziali del 2023 segnano già un decisivo aumento rispetto alla media registrata durante il 2022: «Negli ultimi 365 giorni sono state 4.606 chiamate, 6.305 le e-mail, per un totale di 10.911 contatti. La media è di 30 richieste giornaliere, tra cui 13 telefoniche e 17 via e-mail. Sono 363 le persone a cui, negli ultimi 12 mesi, è stata fornita un bozza di modulo o i contatti con le associazioni. In Italia, l’eutanasia, è ancora illegale – spiega Rocco Berardo -, nonostante, negli anni, siano susseguite una proposta di legge in materia e la raccolta di un milione e 200 mila firme per indire un referendum, entrambe iniziative avanzate dall’Associazione Luca Coscioni».
«La vicenda della proposta di legge popolare ha dell’incredibile: risale al 2013 e non è stata mai discussa dal Parlamento per due intere legislature, trascorse le quali l’ordinamento prevede per questo tipo di proposte la loro decadenza. Insomma, la voce dei cittadini non ha meritato neanche due minuti di dibattito parlamentare. Il referendum, invece, è stato bloccato da una sentenza della Corte Costituzionale che, invece di demandare al popolo la decisione sull’introduzione dell’eutanasia in Italia, ha deciso al posto dei cittadini che non si può intervenire attraverso un referendum abrogativo sulla materia, ma al tempo stesso – continua Berardo – ha esortato il Parlamento all’approvazione di una legge ad hoc, ma invano perché appunto il Parlamento ha fatto fino a oggi e continuerà a fare orecchie da mercante».
Ad oggi l’unico riferimento sull’argomento del fine vita resta la sentenza 242/19 della Corte Costituzionale ottenuta a seguito della disobbedienza civile di Marco Cappato con la vicenda di Dj Fabo, secondo la quale l’ “aiuto al suicidio” non è punibile esclusivamente alla presenza di quattro requisiti: la persona malata che ne fa richiesta deve essere affetta da una patologia irreversibile, tale malattia deve rappresentare una fonte di sofferenze fisiche o psicologiche ritenute intollerabili, il soggetto richiedente deve essere pienamente capace di prendere decisioni libere e consapevoli e deve essere tenuto in vita da trattamenti di sostegno vitale. L’ultimo punto, quello relativo ai trattamenti vitali, resta il più discusso e discutibile.
«Dalla morte di dj Fabo altre 5 persone, l’ultima il mese scorso, sono stati accompagnati dai volontari del Soccorso Civile in Svizzera per porre fine alle proprie sofferenze con il suicidio assistito – dice l’esponente dell’Associazione Luca Coscioni -. In tutti e cinque i casi le persone erano affette da una patologia irreversibile, fonte di sofferenze fisiche o psicologiche intollerabili, erano pienamente capaci di prendere decisioni libere e consapevoli, ma nessuno era tenuto in vita da trattamenti di sostegno vitale. Mancando il quarto pre-requisito, specificato nella sentenza 242/19 della Corte costituzionale affinché l’ “aiuto al suicidio” possa essere ritenuto legale, chi ha accompagnato queste persone in Svizzera al ritorno si è autodenunciato alla Procura della Repubblica».
Uno di questi casi è già ad un momento di svolta. Il 29 marzo prossimo, presso il Tribunale di Bologna, si terrà l’udienza per valutare la posizione di tre volontari del Soccorso Civile indagati per il reato di “aiuto al suicidio” (art. 110 e 580 c.p.). Il giudice dovrà valutare la richiesta di archiviazione formulata dal Procuratore lo scorso mese. «La sentenza – conclude Berardo – potrebbe aprire nuovi scenari per la definizione del concetto di “sostegno vitale”, che potrebbe essere esteso oltre i sostegni vitali classicamente intesi come la ventilazione e la nutrizione artificiali, come peraltro già interpretato nel procedimento di Davide Trentini, nelle sentenze della Corte d’Assise di Massa e della Corte d’Assise di Appello di Genova. Vedremo».
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